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Pescara, 19/12/2025
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06/01/2013
Il Centro
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Ricostruzione, è ricominciata la rissa. Le feste sono passate, l’anno nuovo è entrato ma non cessano i colpi bassi fra Cialente-Di Stefano e Chiodi |
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L’AQUILA Le feste sono ormai agli sgoccioli, l’anno nuovo è arrivato da quasi una settimana ma il dibattito sulla ricostruzione resta lo stesso: rissa continua, autocelebrazioni, dichiarazioni dalle quali si capisce una sola cosa: al di là delle parole di ottimismo dei vari attori della rinascita della città siamo sempre punto a capo: caos sulle procedure, tempi lunghissimi e niente soldi. Magari fra sei mesi sarà diverso ed è quello che tutti sperano. Ma adesso è così. Le dichiarazioni di fine anno 2012 dell’ex commissario alla ricostruzione GianniChiodi hanno scatenato le ire dell’assessore comunale Pietro Di Stefano che così replica al presidente della giunta regionale: «A solo quattro mesi dalla fine del suo incarico, ampiamente celebrata nei risultati alla presenza del ministro Barca, Gianni Chiodi ritorna sulla ricostruzione solo per assestare colpi alla città. Un saluto di fine d'anno col botto. Il governatore, senza spiegare né come né quando, si fregia di essere stato baluardo dell'Aquila contro gli avvoltoi che avrebbero voluto depredarla, ma, contestualmente, non la risparmia da feroci ed infamanti critiche, tacciandola, di fatto, di ingratitudine per non averlo ben compreso. Un presidente dovrebbe onorare il suo incarico, andare sino in fondo e denunciare le lobby di cui parla; dal canto nostro abbiamo difeso la città ed il territorio da una lobby burocratica che non avrebbe permesso l'attivazione di nessun cantiere in centro storico e da una lobby politica che avrebbe voluto una città debole nel panorama regionale per più facilmente spogliarla delle sue funzioni istituzionali. Penultimo per consensi tra i presidenti di regione nella graduatoria 2011 stilata dal Sole 24 ore, Gianni Chiodi, prima ancora (o forse proprio perché sapeva) di incassare uno dei frontali politici più duri nella storia del Pdl dal presidente della Provincia, Del Corvo, si lancia in un insensato “j'accuse pro domo sua”. L'Aquila che per l'ex commissario alla ricostruzione difetta in capacità professionali, avrebbe perso l'occasione di avvalersi delle migliori capacità a livello mondiale, avrebbe preferito essere assistita fiscalmente nell'immediato e non investire in nome di una futura concorrenzialità internazionale. Ancora. Ben 10mila cantieri che Chiodi stesso avrebbe autorizzato (!) non sarebbero partiti. Quel che amareggia é la constatazione che chi vuol passare per primo della classe non sappia ancora leggere i documenti e non abbia ben capito né le procedure, né, ed é peggio, le motivazioni per le quali le stesse si bloccano. I cantieri in questione non sono 10mila perché quello è semmai il dato delle singole unità immobiliari; le pratiche restano purtroppo ferme perché il plafond della Cassa depositi e prestiti é da tempo esaurito e Chiodi, al contrario del collega emiliano, Errani, non si é curato di rimpinguarlo per tempo. Di più. Il Comune sarebbe reo di non aver permesso che le categorie professionali accettassero insensatamente la fideiussione bancaria. Francamente andiamo fieri di aver difeso cittadini, progettisti ed imprese. E infine. Chiodi, si dichiara amareggiato, auspica levate di scudi dei cittadini aquilani contro l'amministrazione cittadina fresca di rielezione; lontani i tempi in cui prometteva una collaborazione sinergica per il bene della ricostruzione. Soffre, per essere stato tacciato, durante una campagna elettorale che giura non sua (ma si riferisce a quella del suo candidato sindaco, Giorgio de Matteis) di aver scippato i soldi delle scuole aquilane, attacca il Comune a vanvera, persino sulle risorse umane dopo aver lui approvato ad agosto una modifica alla legge regionale 28/2011 per stabilizzare sottobanco il suo personale. E' un uomo frastornato, Chiodi, oggi ancora più solo e forse un po' stanco». Fin qui l’assessore alla ricostruzione Di Stefano che non si limita a fare un attacco politico ma scende anche sul personale. Intanto due giorni fa sul settimanale l’Espresso nell’ambito di un servizio più ampio sullo stato della Ricostruzione dell’Aquila, vengono riportate alcune dichiarazioni del sindaco Massimo Cialente che un po’ fa la vittima («durante il periodo di commissariamento non contavo nulla») e un po’ racconta la solita favola di Chiodi-Lupo che divora la nonna e Cappuccetto Rosso (L’Aquila e gli aquilani) e poi finalmente arriva lui, il taglialegna (o il cacciatore a seconda delle versioni) che sventra il lupo e salva la città e i suoi abitanti. Che i politici raccontino favole ci può stare, lo fanno bene. E’ il loro mestiere. Il problema è che pensano che ci sia ancora chi ci crede. Alle favole.
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