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Pescara, 19/12/2025
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07/01/2013
Il Messaggero
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Alitalia-Air France, no di Berlusconi. Bersani: colpa sua,
l’integrazione serve. Udc contraria alla soluzione estera. Sindacati preoccupati. Il piano dei francesi già pronto una holding e più peso a Roma |
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Il premier Monti: «No a posizioni astratte e dogmatiche»
LE REAZIONI ROMA Eravamo in piena campagna elettorale allora e siamo in piena campagna elettorale adesso. Sembra fatale che il destino industriale dell’Alitalia si incroci a stretto giro con le vicende politiche del nostro Paese. Allora, era il 2008, ne fu condizionato alla grande. Ora, non si sa. È un fatto, però, che di fronte all’eventualità che la compagnia aerea con i colori della bandiera italiana passi in mano straniera, alcuni commenti sono gli stessi di cinque anni fa. No ai francesi, disse allora un Berlusconi che si apprestava a ”sfilare” la poltrona di premier a Romano Prodi. No ai francesi, ribadisce oggi Berlusconi. E non cambia nemmeno la posizione del centrosinistra che resta particolarmente attento soprattutto alla sostenibilità dei conti e al futuro dei dipendenti. Stavolta c’è un protagonista in più: Mario Monti, che comunque ha una posizione molto simile a quello dell’allora ministro dell’Economia, lo scomparso Tommaso Padoa Schioppa. I CASTELLI DELLA LOIRA
Il no di Berlusconi all’ipotesi Air France è netto. Senza pentimenti. «Su Alitalia rifarei la stessa scelta. Il nostro Paese non può non avere una propria compagnia di bandiera. Se Alitalia fosse caduta nelle mani di Air France, conosco bene i francesi, tanti turisti sarebbero finiti a visitare i castelli della Loira invece che nelle nostre città d’arte» dice il leader del Pdl, ripescando le stesse motivazioni di oltre quattro anni fa. ALLEANZE NECESSARIE
Secondo il candidato premier del Pd, Pierluigi Bersani, «è necessaria un’integrazione internazionale per garantire un futuro alla compagnia, tanto più necessaria oggi che allora». Bersani ne è convinto: «Se si fosse fatta l’alleanza nel 2008, adesso saremmo in una situazione migliore. Berlusconi ha una grande responsabilità storica». Per quanto riguarda le condizioni di acquisizione da parte dell’Air France, Bersani non si sbilancia: «Le giudicheremo quando arriveranno sul tavolo». I CENTRISTI
Non sbarra la porta agli stranieri il premier dimissionario, Mario Monti. «No a posizioni astratte o dogmatiche. Bisogna vedere quali sono le alternative e le prospettive economico-finanziarie di Alitalia» spiega il leader di Scelta Civica. Ma all’interno dello schieramento dei moderati non manca chi è contrario al nuovo passaggio di proprietà. È Luciano Ciocchetti dell’Udc, che argomenta: «Se Alitalia divenisse proprietà Air France, il centro delle linee si sposterebbe su Parigi facendo perdere a Roma la sua centralità per il sud Europa e il Mediterraneo e arresterebbe di fatto lo sviluppo dell'hub internazionale di Fiumicino», con gravi ripercussioni economiche per l’area. SINDACATI PREOCCUPATI
Il segretario nazionale della Uiltrasporti, Marco Veneziani, si dice «sorpreso da questa accelerazione» da parte di Air France e «fortemente preoccupato per la situazione economica e finanziaria di Alitalia». Non ha dubbi Antonio Divietri, presidente dell’Avia, organizzazione degli assistenti di volo: «In assenza di immediata ricapitalizzazione Alitalia fallisce». Divietri auspica «una inchiesta per portare alla luce quegli enti o persone fisiche che hanno tratto vantaggio in questa vicenda» e lancia una provocazione: «Berlusconi faccia un atto concreto, dichiari di voler partecipare egli stesso alla ricapitalizzazione di Alitalia».
Il piano dei francesi già pronto una holding e più peso a Roma La compagnia manterrà la sua identità. Garanzie sul ruolo di hub per Fiumicino. Il nodo da sciogliere resta il prezzo la cordata italiana vorrebbe mediare LA TRATTATIVA ROMA Rush finale per Alitalia targata Air France: la nostra compagnia di bandiera finirà in una holding insieme all’olandese Klm già controllata da Parigi. E’ questo lo schema, il piano dei francesi che, come anticipato dal Messaggero, hanno deciso di accelerare i tempi in vista del 12 gennaio, quando cioè i soci della cordata italiana potranno cedere le proprie azioni sul mercato. Uno sprint a fari spenti per arrivare al traguardo senza intoppi. Parigi, che ha già il 25% di Alitalia, evita comunque di commentare, cercando saggiamente di schivare il fuoco di sbarramento della politica. Peraltro e come prevedibile già partito. LA RIVINCITA E’ infatti ancora bruciante il ricordo di quando, eravamo nel 2008, l’intesa per rilevare la compagnia italiana, già siglata dal cda, venne azzerata a causa della resistenza dei sindacati e dalla ferma opposizione di Silvio Berlusconi. A distanza di 5 anni Air France ha l’occasione di prendersi la rivincita. Ma oggi come allora, paradossalmente, la finestra per chiudere la partita coincide con una campagna elettorale accesa. Per questo la riservatezza è massima. Del resto i contatti con la cordata guidata da Intesa e di cui tra gli altri fanno parte Equinox, il gruppo Solido, Riva, Unipol, l’Immsi, Cesare Carbonelli D’Angelo, avviati dalla banca d’affari Lazard, sono a buon punto. L'idea di una scambio carta contro carta con una società quotata piace, anche perché permetterebbe un disimpegno rapido dell'investimento. C’è da sciogliere ovviamente il nodo del prezzo. Ma anche qui le distanze non sono lontane. Air France offrirebbe un concambio pari a 1,6 che valorizzerebbe il pacchetto di Cai il 20% circa in più rispetto al miliardo versato all’inizio. Nelle prossime ore alcuni dei principali soci dovrebbero iniziare ad esaminare a fondo il dossier e, nel contempo, avvieranno una ricognizione a 360 gradi per verificare l'esistenza di altre proposte. Alla finestra c'è infatti Etihad, anche se con poche chance di vittoria. L’obiettivo dei soci italiani è coinvolgere comunque altri vettori stranieri, magari con gli occhi mandorla, anche se appare problematico. Meno problematica, anzi decisamente in discesa, avviare la completa integrazione con Air France. Un ex amministratore delegato della nostra compagnia di bandiera, che preferisce restare anonimo, ne è convinto: «Il più è stato fatto in questi anni. E’ stata portata a compimento una forte riduzione del personale, sia piloti che hostess, la manutenzione è stata razionalizzata, le rotte sono studiate per portare i passeggeri di Alitalia sugli aerei Air France per tutto il segmento intercontinentale e internazionale». INTEGRAZIONE PARTITA Insomma, è il ragionamento, la «fusione è già decollata, come era nella logica del panorama del trasporto aereo». Per questo motivo il nuovo piano di Air France richiama quello già proposto nel 2008. L’ultimo step riguarderà probabilmente un’accentuazione del ruolo di «fideraggio» di Alitalia, che porterà sempre più traffico su Parigi. Nel piano, maggiori collegamenti tra Roma e la capitale francese, il mantenimento degli attuali assetti organizzativi, un ruolo importante per Fiumicino che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe restare l’hub per il Sud Europa. La Capitale sarà salvaguardata in virtù della propria capacità d’attrazione. Destino già segnato invece per Malpensa che avrà una funzione poco più che marginale. Confermata la holding a tre teste, soprattutto per rispettare i vincoli europei sui diritti di voto e valorizzare le peculiarità di ciascuna compagnia. La fusione tout court è infatti vietata dalle attuali normative.
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