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Data: 07/01/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Sondaggi - Il Pd vola nei sondaggi, resta il rebus liste. I democratici al 33%, coalizione di centrosinistra al 40%. Ma le polemiche interne continuano

ROMA Pierluigi Bersani lavora per sbrogliare i molti nodi per la formazione delle liste, ma con il vento in poppa dei sondaggi. Se il Pdl trainato da Silvio Berlusconi cresce, attestandosi al 17-19%, e il nuovo centro di Mario Monti si fa spazio, raggiungendo – con Udc, Fli e Italia Futura – il 14-15%, il Partito democratico si conferma il primo partito italiano, stimato al 32-33%. Il dato, secondo l’ultima rilevazione di Renato Mannheimer, è stabile nonostante la lieve flessione registrata subito dopo le primarie, che avevano dato al partito una straordinaria spinta. E le polemiche interne sull’esclusione di esponenti “montiani” o di parlamentari uscenti che reclamano un posto, non sembra finora avere influenzato gli elettori. Con il 4% accreditato a Sel, i voti del Psi (1%) e la nuova lista Tabacci-Donadi, lo schieramento veleggia attorno al 40%, un risultato che garantirebbe al centrosinistra dopo le elezioni la guida del Paese, con il centrodestra attestato attorno al 26-28%. Sempre che lo scenario non cambi. Il Pd vuole bruciare i tempi della formazione delle liste per buttarsi subito nella campagna elettorale, con un primo tour di venti iniziative in venti regioni con i capilista: domani la direzione nazionale chiuderà definitivamente la questione candidature, ma i malumori continuano ad attraversare il partito: da una parte c’è la rabbia degli esclusi, con i “montiani” che protestano e le truppe del sindaco di Firenze Matteo Renzi ridotte all’osso (il 10% del listino), dall’altra c’è la contestazione delle direzioni regionali, che non vogliono che i candidati paracadutati da Roma tolgano ossigeno a chi ha vinto le primarie nei territori. Renzi manda a dire che nonostante le divergenze, resta però saldamente dentro il partito: «Ho tremila mail di gente che mi chiede di mollare il Pd e correre da solo. Ma è una questione di lealtà». Dopo Umbria e Liguria, però, ieri è stata la Sicilia a mandare un messaggio chiaro al segretario, con il voto unanime alla relazone del segretario Giuseppe Lupo: «Il numero finale delle candidature esterne deve essere inferiore a quello del 2008, tenendo conto anche dei capilista». Insomma, troppi gli undici nomi “bloccati” indicati dal nazionale. Si è fatta sentire anche Debora Serracchiani, segretario Pd in Friuli Venezia Giulia, intenzionata a «ottenere il miglior risultato possibile per la Regione», in particolare in relazione al ruolo di Alessandro Maran, vice capogruppo alla Camera (renziano), e alla tutela della rappresentanza slovena. E mentre a sostegno di esponenti ambientalisti come Roberto Della Seta, Francesco Ferrante, Raffaella Mariani ed Ermete Realacci scende in campo Fabrizio Vigni, presidente nazionale degli Ecologisti democratici, un gruppo di personalità della cultura firma un appello per la ricandidatura di Vincenzo Vita: primo firmatario con Sergio Zavoli, il regista Ettore Scola, seguito da nomi come Giuliano Montaldo, Gianni Amelio, Francesco Rosi e Paola Cortellesi.

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