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07/01/2013
Il Messaggero
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Pd, si tratta sui nomi. Renzi esclude Reggi e Gentiloni. Fuori ultrà e liberal, il sindaco offre un posto al giornalista Severgnini. Caso Sicilia, il segretario regionale: non vogliamo paracadutati |
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ROMA Il rush finale per la compilazione delle liste elettorali del Pd volge al termine tra strappi e recriminazioni, ansia e appelli. E sarà così fino a domani, quando suonerà il gong e la direzione nazionale darà il via libera alle candidature. In modo che, sbrigata questa pratica, il segretario abbia finalmente le mani - e la mente - liberi per iniziare la campagna elettorale, «lasciando a tutti gli altri partiti le rogne» che sta vivendo in queste ore anche il Pd. Nel frattempo, a tenere banco rimane l'assalto al listino di Bersani destinato a mescolarsi con i vincitori delle primarie. QUADRO DEFINITO
Il quadro dei capilista, tra Camera e Senato, si sta delineando. Ma nel puzzle mancano ancora diversi pezzi. Tra le situazioni più ingarbugliate la Sicilia: oggi il segretario regionale Giuseppe Lupo vuole ridurre «tassativamente» il numero di parlamentari blindati imposti da Roma: 6 al massimo. A sparigliare le carte, e in sostegno di Lupo, c'è anche la linea adottata da Giuseppe Fioroni. Il leader dei Popolari non vuole essere capolista per Montecitorio nella Sicilia Orientale (in quella occidentale c'è Bersani), preferendo piuttosto la posizione numero due nel collegio di casa Lazio 2, dietro a Donatella Ferranti. Più donne fanno le teste di serie, è stato il ragionamento fatto da Fioroni con i suoi, e maggiore è la possibilità di valorizzare le quote rosa visto, che il listino è a forte trazione maschile. E non è un caso che in Abruzzo vada in questa direzione anche Franco Marini, pronto a scalare di un posto a favore di Stefania Pezzopane. Sono soprattutto ore di forte fermento nell'area di Matteo Renzi. Il rottamatore tra i 17 nomi da piazzare vuole a tutti i costi il giornalista ed editorialista del Corriere della Sera, Beppe Severgnini. Per quest'ultimo è già pronto un posto da capolista al Senato in Lombardia, scalzando così il collega di via Solferino Massimo Mucchetti. Viene dato per «irrecuperabile», invece, il braccio destro di Renzi, Roberto Reggi. CAMBIO DI LINEA Sulle rive dell'Arno dicono che la fase 2 del sindaco di Firenze prevede un cambiamento di linea politica: ecco perché l'ex sindaco di Piacenza sarà sacrificato. Anche per il montiano Paolo Gentiloni sembra non esserci più nulla da fare: l'ex ministro delle Telecomunicazioni a ieri sera era dato fuori. Al suo posto, nel Lazio, Renzi ha preferito la blogger, scrittrice nonché ingegnere Fiat Cristiana Alicata. Per Gentiloni la beffa è doppia: alla Camera entrerà la sua ex capo gabinetto al ministero, la renziana Lorenza Bonaccorsi, reduce da un buon piazzamento alle primarie. In tutte le altre regioni la situazione, dicono dal Pd, è ancora fluida. Anche per i capilista. Mariella Enoc, presidente di Confindustria Piemonte, se scioglierà la riserva scavalcherà l'ex ministro Cesare Damiano come testa di serie per Montecitorio. Rimangono poi regioni al buio: Marche, Friuli Venezia Giulia e Sardegna (dove la cooperante Rossella Urru ha detto no). Infine, gli appelli a Bersani. Oltre a quello per Paola Concia, ieri ne è partito un altro per Vincenzo Vita.
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