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Pescara, 19/12/2025
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Data: 08/01/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
«I voli gratis? Solo questione di opportunità». Sotto la lente i rapporti personali con l’ex sindaco D'Alfonso

Il pubblico ministero ha scritto che l’amicizia non può essere una esimente della corruzione. Alla luce di quanto è emerso in dibattimento mi chiedo se l'amicizia possa essere la prova della corruzione». È uno dei passaggi più suggestivi dell’arringa dell’avvocato Augusto La Morgia in relazione ai rapporti tra l’imprenditore Carlo Toto e l’ex sindaco Luciano D'Alfonso e dunque alla corruzione contestata all’imprenditore e a suo figlio Alfonso.
«Non so se un sindaco in carica faceva bene ad accettare quelle utilità, non è questa la sede per parlarne, ma è penalmente rilevante che un imprenditore amico paghi una cena o metta a disposizione il suo aereo? Della opportunità politica credo che ognuno ne possa discutere come vuole, ma non è possibile dal punto di vista penale». Lo storico avvocato della famiglia Toto ha poi sottolineato, parlando dei viaggi con l’ex sindaco, come Carlo Toto era presidente dell’AirOne e non ricopriva nessuna carica nel consiglio di amministrazione della Toto. «Carlo in tutto questo processo compare soltanto in una mail che secondo l’accusa dovrebbe essere inerente la gara di appalto per l’area di risulta, peraltro molto dubbia, nella quale si parla del capo senza specificare chi sia. Alfonso, dal canto suo, non ha mai pagato un viaggio a D’Alfonso: l’unico a farlo era Carlo, ma che valenza può avere in questo processo visto all’epoca D'Alfonso non era neppure sindaco e visto che Toto non ha mai lavorato a Pescara?». Obbligata la conclusione di La Morgia: «Soltanto frutto della generosità che contraddistingue Carlo Toto. Utilità neutre rispetto alla contestata corruzione: parliamo di rapporti di amiciziao. Mi chiedo se la generosità di una persona può essere scambiata per corruzione solo perché il richiedente si chiama Fabrizio Paolini (che secondo l’accusa era l’autista al servizio di D'Alfonso anche se pagato da Toto)».
Il difensore ad un certo punto tira in ballo anche l'imprenditore Giuseppe Spadaccini parlando dei voli familiari e di quelli sponsorizzati: «Perché - dice - Spadaccini che pure ha dato ospitalità non c’è in questo processo mentre tutto ciò che riguarda Carlo Toto assume una configurazione penalistica?». «Alfonso Toto è accusato di corruzione per quell’appunto sul quale viene riportato il suo nome con a fianco 7N che secondo l’accusa significherebbe settemila euro in nero. Vengono trovate delle matrici di assegni con la stessa cifra, ma a Carlo, non ad Alfonso: assegni dove non esiste destinatario, non si sa a chi siano stati dati quegli assegni e nessuno della polizia si è mai preoccupato di indagare in questo senso».

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