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Pescara, 19/12/2025
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09/01/2013
Il Messaggero
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Tassa sulla casa, la Ue: è iniqua bisogna renderla più progressiva. Bruxelles: Imu, adeguare il valore catastale degli immobili. Poi precisa: riferimento all’Ici. I partiti all’attacco dell’imposta |
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ROMA L’Imu? Un’operazione che rischia di creare iniquità. L’Unione europea mette l'imposta sotto la lente d’ingrandimento e, pur non bocciando la misura, fa emergere alcune storture. Alimentando in questo modo il fuoco della polemica politica italiana. Secondo Bruxelles, la nuova tassa sugli immobili non è del tutto equa perché, si legge nel rapporto 2012 sull'occupazione e gli sviluppi sociali, «non migliora la redistribuzione del reddito e non ha un impatto sulle disuguaglianze. Sotto accusa, in particolare, la natura proporzionale del tributo. Costruito su base patrimoniale e non sul reddito. Così il rapporto Ue, pur riconoscendo che l’Imu comprende alcuni aspetti di equità, aggiunge che altri potrebbero essere «ulteriormente migliorati per aumentarne la progressività». L'Imu, viene ricordato, è stata introdotta nel 2012 «a seguito di raccomandazioni sulla riduzione di un trattamento fiscale favorevole per le abitazioni. E infatti nella sua architettura, riconosce Bruxelles, «include alcuni aspetti di equità» come la deduzione di 200 euro per la prima casa, le deduzioni supplementari in caso di figli a carico e una marcata differenziazione del tasso di imposizione tra prima e seconda casa. LE CRITICHE Ma, avverte la Commissione, «altri aspetti potrebbero essere ulteriormente migliorati in modo da aumentarne la progressività». Per esempio, dovrebbero essere aggiornati i valori catastali degli immobili. Infatti, è questo il ragionamento che viene sviluppato, l'aumento del 60% dei valori del reddito catastale è un elemento proporzionale e non progressivo legato al reale valore di mercato degli immobili e non riduce le disuguaglianze di reddito. Inoltre, si fa notare, dovrebbero essere introdotte deduzioni non basate sul reddito e si dovrebbe lavorare per migliorare la definizione di residenza principale e secondaria. Senza modifiche, Bruxelles teme che l’Imu contribuisca a far scivolare alcuni gruppi già svantaggiati come giovani e donne nella povertà. Vale a dire una situazione di esclusione dal mondo sociale e lavorativo con basse probabilità di uscita in tempi rapidi. LE REAZIONI Le critiche della Commissione hanno rinfocolato diffuse censure nel mondo politico contro l’imposta. Dal centro-destra in blocco dove il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha ribadito che, in caso di vittoria alle elezioni di febbraio, l’Imu sulla prima casa sarà abolita immediatamente. Durissimo, da sinistra, il commento di Nichi Vendola. «'L'Europa ci prende a sberle per l'iniquità dell'Imu – ha detto il presidente di Sel – e quando parlavamo nei mesi scorsi di abolirla per le fasce di reddito più basse, quando parlavamo di un insopportabile spread sociale, venivamo tacciati come la solita sinistra conservatrice». La voce dei comuni, a lungo in polemica con il governo Monti sulla gestione dell’imposta, è stata affidata a Gianni Alemanno, componente dell’Anci. «Quanto emerge dal rapporto dell'Ue – ha detto il sindaco di Roma – è molto importante. E' la conferma che bisogna dare la possibilità ai Comuni di modulare questa imposta per permettere di tutelare le fasce più deboli».
I nodi: revisione delle rendite e sconti legati al reddito ROMA Un’Imu più progressiva è l’obiettivo che la Commissione europea suggerisce al nostro Paese. Un obiettivo che non necessariamente sarà condiviso da tutti coloro che criticano l’imposta municipale sugli immobili (lo ha detto con chiarezza Confedilizia), ma che risulta non facile da realizzare sotto il profilo tecnico. Il primo ostacolo, ricordato anche Bruxelles, riguarda le rendite catastali che non vengono aggiornate da oltre vent’anni e cristalizzano una situazione incongruente a volte ai limiti dell’assurdità. Nel rapporto si evidenzia che incrementare proporzionalmente queste rendite sperequate (come è stato fatto portando il moltiplicatore dal 100 del’Ici a 160) non andrà certo a ridurre l’ineguaglianza; e lo stesso governo nei mesi scorsi implicitamente conveniva su questa tesi. Ma il disegno di legge delega di riforma del fisco è stato fatto cadere e nella prossima legislatura sul riordino del catasto bisognerà ripartire da zero. L’EFFETTO DELLE DETRAZIONI Lo stesso governo aveva però sottolineato anche gli elementi di maggiore equità dell’Imu rispetto all’Ici, relativamente agli immobili con rendite catastali meno elevate (sempre tenendo conto dell’aleatorietà di queste ultime). Già nel maggio scorso, alla vigilia del versamento della prima rata dell’imposta, il ministero dell’Economia evidenziava l’effetto della detrazione di 200 euro per le abitazioni principali, praticamente doppia rispetto a quella applicata sull’Ici. A parità di aliquota il prelievo sull’abitazione principale risultava maggiore con la vecchia imposta fino a circa 400 euro, mentre ipotizzando un’aliquota Ici media del 5 (contro qualla standard Imu al 4) il sorpasso avveniva intorno ai 700. L’effetto favorevole per le rendite basse risultava ovviamente più marcato in presenza di figli, visto che la vecchia imposta non prevedeva una detrazione specifica. Sulla base di questi dati il ministero poteva far presente che su 19,2 milioni di immobili, sempre relativamente all’abitazione principale, 4,6 milioni sarebbero stati esenti da tassazione. L’incidenza dei «graziati» è ancora più rilevante sul numero dei proprietari (maggiore a causa delle comproprietà): 6,8 milioni su un totale di 24,3. Il versamento medio pro-capite veniva stimato poco al di sotto dei 200 euro. LA POSSIBILE EVOLUZIONE Ma se il passo più urgente è il riordino delle rendite (in direzione di un collegamento ai valori di mercato) un altro problema che si pone per chi desidera un’Imu più progressiva è come connetterla alla capacità reddituale del contribuente. Tema controverso perché il reddito si tratta di mescolare due basi imponibili diverse, il valore dell’immobile ed il reddito del proprietario è già soggetto ad altre imposte a partire dall’Irpef. La strada che potrebbe essere battuta è quella di un potenziamento delle attuali detrazioni in relazione alle diverse situazioni reddituali e familiari. Infine si può notare che una certa progressività, indiretta ma di fatto, è data già oggi nell’Imu dal trattamento generalmente sfavorevole degli immobili locati: che normalmente sono posseduti da contribuenti di fascia sociale media o elevata.
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