Autobus e pullman fermi 4 ore contro la mancata riforma dell’azienda unica
CONFLITTO DI INTERESSi La Regione teme che le gare siano vinte da privati e non da una delle sue tre aziende Agisce da controllore e da controllata
Sprechi e concorrenza Morra sa bene che l’Abruzzo deve uscire da questo sistema involutivo mentre ai sindacati dico che devono guardare in faccia la realtà
PESCARA Il mancato riordino del trasporto pubblico locale (Tpl) in Abruzzo, l’individuazione dei bacini per i quali possono essere date in concessione i servizi di trasporto, la riforma dell’azienda regionale unica (con la fusione di Arpa, Gtm e Sangritana) che, malgrado sia prevista da tempo in uno schema di legge, non viene votata dal consiglio regionale: è su questi punti che s’incardina lo sciopero dei trasporti proclamato dai sindacati in Abruzzo. Domani mattina, per 4 ore (a seconda delle modalità descritte nella tabella in alto) bus e pullman si fermano per protestare contro una situazione d’inerzia che si trascina da tempo e al di là delle intenzioni. Le segreterie regionali Filt Cgil, Fit Cisl, Uil trasporti, Ugl trasporti, Faisa Cisal sono tutte d’accordo nel ritenere fallimentare la politica seguita dalla Regione, «che dalle parole non fa seguire i fatti lasciando nel frattempo che gli sprechi avanzino e che restino sempre le molteplici poltrone e gli incarichi nei Cda». Una situazione che tuttavia può trovare un’alternativa. A indicarla è Agostino Ballone, imprenditore teramano del settore trasporti (la sua azienda Baltour ha registrato un +30% di passeggeri) e che si dichiara apertamente contrario allo sciopero proclamato dai sindacati. «Lo ritengo il solito intervento a gamba tesa delle organizzazioni sindacali che vogliono imporre la loro visione delle cose», afferma. Ballone condivide il fatto che il sistema Tpl in Abruzzo vada cambiato, ma non le strategie e tantomeno le prospettive della riforma dell’azienda unica: «L’Abruzzo rappresenta una eccezione insieme a poche altre regioni del Sud dove la Regione nei trasporti agisce da controllore e da controllata essendo azionista di maggioranza nelle tre aziende Gtm, Arpa e Sangritana». Ma andiamo per ordine. Partiamo dai bacini di servizio: per ogni area andrebbe fatta una gara pubblica per l’aggiudicazione. La riforma ha individuato 4 bacini, i sindacati ne chiedono uno solo. «Quello dei bacini è un falso problema», sostiene Ballone, «si può essere più o meno d’accordo ma si può discutere. Il vero punto è che in Abruzzo si devono far partire le gare pubbliche per la concessione dei servizi. Perché non si fanno subito le gare? Semplicemente perché esiste un conflitto di interessi per cui la Regione teme che le gare siano vinte da gruppi, aziende private e non da una delle sue tre aziende». Per l’imprenditore anche l’eventuale fusione con la creazione di un’unica, grande azienda pubblica, non cambierebbe le cose. «Si deve applicare la normativa che consente l’effettuazione delle gare», ripete, «è questa la via principale per risolvere tutta una serie di problemi. I sindacati disegnano uno scenario diverso perché vogliono il bacino unico per poter imporre l'azienda unica, ma così si rafforzerebbe l’attuale monopolio pubblico nel tpl, anzi diventerebbe un monoblocco che va esattamente contro le regole di mercato sulla libera concorrenza e sull’accesso al mercato». Le gare consentirebbero di individuare nuovi gestori che a loro volta andrebbero ad operare nel bacino assegnato realizzando un’economia di scala diversa dall’attuale situazione dominante dal sistema pubblico. «È risaputo che nel sistema pubblico c’è un 25-30% di inefficienza che si tramuta in maggiori costi», spiega Agostino Ballone, «nel caso in cui le gare andassero a competitor privati, anche stranieri, essi a parità di costi potrebbero organizzare 25-30 collegamenti in più, dei quali per la verità si sente bisogno in molte realtà; oppure, a parità di percorrenze, potrebbero risparmiare il 25-30% sui costi, che su un bilancio regionale di 100 milioni di euro appare un enormità». Tagli? Licenziamenti? Per l’imprenditore teramano la libera concorrenza porta soltanto benefici, non sacrifici, ai lavoratori e all’utenza. «L’assessore Morra sa bene che l’Abruzzo deve uscire da questo sistema anacronistico e involutivo», conclude, «mentre ai sindacati dico che devono guardare in faccia la realtà».