TERAMO Alfredo Caccioni, Giambattista Quintiliani, Franco Fracassa, Antonella De Luca ed Ezio Torelli. Sono loro i cinque consiglieri comunali che hanno dato vita, in Consiglio comunale a Teramo, alla nuova lista civica «Futuro In», che fa capo all'assessore regionale Paolo Gatti. Una fuga quasi di massa dal Pdl, che ha variato, ma non stravolto, gli equilibri all'interno della maggioranza consiliare e che è comunque legata a una profonda insofferenza di fondo. «Il Pdl non è mai riuscito a radicarsi sul territorio - ha detto il capogruppo Franco Fracassa -, è stato governato dall'alto e anche le candidature sono state imposte. Si pensi solo a Valeria Misticoni: bravissima, non c'è dubbio, ma nessuno l'ha nominata capogruppo». Una visione verticistica, dunque, troppo distante dagli obiettivi iniziali. «Il Pdl - ha aggiunto Caccioni - doveva essere il partito della meritocrazia, ma c'è spazio solo per i soliti personaggi». «Futuro In» invece punta ad offrire «un nuovo quadro di impegno politico, caratterizzato da serietà e professionalità, ridando centralità al territorio e fiducia ai cittadini». Un addio ponderato, dunque, come hanno confermato all'unanimità, principalmente perché a un tratto non si sono più riconosciuti in un progetto ambizioso, certo, ma solo all'inizio. «L'obiettivo - ha detto Quintiliani - era quello di racchiudere le diverse anime del centrodestra in uno stesso contenitore. Ma così non è stato ed è evidente anche a livello nazionale, con un partito che si sta sgretolando lentamente». Troppi individualismi, ha incalzato Torelli, «e troppe prime donne. Preferiamo il lavoro di squadra». A dare manforte al nuovo progetto, anche due assessori comunali, come Rudy Di Stefano e Piero Romanelli, che dopo aver confermato massima lealtà nei confronti del sindaco Brucchi, hanno espresso la loro delusione per un partito, il Pdl appunto, all'interno del quale «è chiaro che qualcosa non ha funzionato». Non si spiegherebbe altrimenti il calo dei consensi, di cui ha parlato Di Stefano. Lo stesso ha espresso l'esigenza di un centrodestra «che nasca dal basso», senza subire le decisioni che vengono prese ai vertici. Sì al confronto, dunque, al «fare rete», per dirla con le parole dell'assessore Romanelli. Il quale ha voluto lanciare anche una sfida: «Chi di voi ricorda i nomi degli 11 parlamentari abruzzesi del Pdl? Ecco, a queste logiche vogliamo dire basta».