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Pescara, 19/12/2025
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10/01/2013
Il Messaggero
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Imu, non s’è salvato nessuno, in città pagati 57,4 milioni |
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Su una cosa i pescaresi sono tutti d’accordo: l’Imu ha determinato una stangata senza precedenti. L’aspetto meno scontato, e perciò motivo di grande sorpresa, è che è stato un salasso al quale nessuno o quasi si è sottratto. Nelle casse del Comune l’Imu ha riversato infatti 37 milioni e 600mila euro (rispetto a una previsione di 38 milioni e 200mila euro). Se a questa somma aggiungiamo la quota di tassa destinata allo Stato, si scopre che Pescara ha portato in dote ben 57 milioni e 400mila euro, cioè 114 miliardi di vecchie lire. Una mazzata impressionante per i contribuenti, i cui effetti negativi si sono visti sui consumi, calati in tutti i settori. Un danno doppio per una città commerciale qual è Pescara. Sono dati record quelli snocciolati ieri in Comune dall’assessore ai tributi Massimo Filippello, affiancato dal dirigente Marco Scorrano e dal funzionario Antonio Mastroluca. «Le entrate dall’Imu sono andate benissimo e questo rende onore ai contribuenti pescaresi» ha commentato Filippello, elogiando il lavoro della struttura comunale. Inferiori al 5% i casi di morosità, dunque le previsioni del Comune si sono rivelate azzeccate. Non solo: ai 37 milioni e mezzo entrati in cassa debbono aggiungersi i 250mila euro pagati dall’Ater, pari a circa un quarto del dovuto. «L’Ater deve versare ancora 896 mila euro» è stato detto. L’azienda ha impugnato al Tar l’aliquota del 5,8 per mille stabilita dal consiglio comunale per le case popolari, invocando un ribasso «che l’amministrazione cittadina non sarà in grado di concedere» ha spiegato Filippello. «Lo Stato ha rinunciato a incassare la sua quota del 3,8 per mille dalle case popolari, ma il 5,8 fissato dall’assise civica è una percentuale cui il Comune non intende rinunciare. In ogni caso non saremmo potuti scendere sotto il 4 per mille», sconto che non avrebbe risolto le grane finanziarie dell’Ater. Due le strade possibili per l’Ater, secondo Filippello: «O procede al pagamento della quota restante, ricorrendo alla formula del ravvedimento oneroso che comporta una mora del 3 ovvero del 3,75 per cento - spiega l’assessore - oppure procederemo all’avviso di accertamento, il che si traduce in una mora del 30 per cento ma autorizza la dilazione del pagamento fino a 60 rate mensili, cioè in cinque anni». Più o meno identico il percorso che Filippello e Scorrano suggeriscono di seguire «ai pochi contribuenti che, per scelta o per errore, non hanno versato per intero il dovuto». Chi salda il conto a un mese dalla scadenza, cioè entro il 16 gennaio, ne uscirà in modo indolore. Chi invece non ha versato nulla sarà soggetto, tassa a parte, a sanzioni e interessi: la scadenza sull’anticipo è al 16 giugno, per il saldo si va al 16 dicembre 2013. Per qualsiasi dubbio il consiglio è di rivolgersi all’Ufficio tributi o chiedere informazioni con una email. «Il sito del Comune ha avuto 80mila contatti da giugno a oggi e ho risposto a 346 quesiti» ha detto l’ingegner Scorrano. L’ultima: chi ha goduto di aliquote agevolate è tenuto a presentare entro il 4 febbraio la documentazione che giustifica tale beneficio. O pagherà tutto.
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