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Data: 15/01/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Processo D'Alfonso - «Nessun aiuto a Toto dal dirigente Leombroni»

Al centro dell’arringa gli appalti per cimiteri e area di risulta

PROCESSO D’ALFONSO
E' alle battute conclusive il processo per le presunte tangenti per i grandi appalti al Comune di Pescara. Ieri è stata la volta dei difensori dell’ex funzionario comunale Giampiero Leombroni, dell’allora portavoce Marco Presutti e dell’imprenditore De Cesaris che si aggiudicò l’appalto dei cimiteri, uno dei due finiti nel mirino del pm Gennaro Varone insieme alla bonifica dell’area di risulta. Tutto in vista delle ultime due tanto attese udienze: quella di lunedì prossimo, quando di scena saranno i difensori dell’ex braccio destro del sindaco Luciano D’Alfonso, e cioè del dirigente Guido Dezio, e quella successiva quando sarà la volta della difesa del principale protagonista del processo, lo stesso D’Alfonso. Il verdetto finale, salvo slittamenti dell’ultima ora, dovrebbe arrivare il 4 febbraio.
Per quanto riguarda Leombroni i due argomenti più approfonditi dalla difesa sono stati quelli relativi ai due grandi appalti che sono poi il cuore del processo: cimiteri e area di risulta. E per quest’ultima gara vinta dal gruppo Toto, società nella quale Leombroni andò a lavorare e che per questo vede appesantita la sua posizione processuale, è stato ripreso un po’ il filo conduttore della difesa di Carlo e Alfonso Toto fatta l'udienza scorsa dagli avvocati Augusto La Morgia e Franco Coppi. Un bando scritto a quattro mani dice l’accusa, sostenendo che venne scritto dallo stesso Leombroni che giocava, diciamo così, su due tavoli, per favorire l’imprenditore amico di D'Alfonso e suo prossimo datore di lavoro. Ma l'avvocato Vincenzo Di Girolamo, che assiste l’ex funzionario comunale insieme al collega Lino Sciambra, ha cercato di smontare questo assunto accusatorio, portando a riprova i dati numerici. E cioè mettendo a confronto i dati degli appunti sequestrati a Leombroni con quelli del secondo bando, e dimostrando che non c’erano punti in comune se non i dati riferiti ai costi di produzione, delle così dette opere fredde, che comunque Leombroni conosceva. Ma la difesa ha anche sottolineato che in quel periodo l’imputato partecipava alle riunioni in Comune soltanto in qualità di consulente in quanto era già fuori dall’amministrazione. Così come ha evidenziato che il primo bando, quello sì venne stilato da Leombroni, ma alla gara non partecipò nessuno, neppure Toto.
Quanto alla posizione dell’ex portavoce di D'Alfonso, Marco Presutti, la difesa è stata sin troppo chiara nello smontare la sua appartenenza all’associazione per delinquere puntando soprattutto sul fatto che l'attività di Presutti era di natura creativa e lui non si occupò mai di questioni burocratiche. La difesa ha citato le varie testimonianze che evidenziarono il suo impegno per l'amministrazione, il suo spessore culturale e la pura e semplice attività di portavoce del sindaco, niente altro.

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