«Non metteremo in lista i condannati sugli inquisiti valuteremo caso per caso»
IL CENTRODESTRA
ROMA Il Professore si fa aggressivo? Berlusconi ci va a nozze. Non aspettava altro, à la guerre comme à la guerre, dicono i francesi. Ed ecco allora la controffensiva: il pifferaio magico non è lui bensì Monti «che ha fatto illudere noi e anche me che ho dato il mio benestare per farlo senatore a vita, è un bluff». E se il premier si è messo i guantoni, il Cavaliere lo aspetta sul ring. Attacca «il centro o centrino» che secondo i suoi sondaggi non varrebbe più del 10%, «l’unico disegno che ha è quello di portare via voti a noi per salire poi sul carro della sinistra e far da stampella a Bersani». Spara a zero - parlando prima alla Gazzetta di Parma poi da Ilaria D’Amico a Sky Tg24 - contro lo stesso bersaglio. Cioè Monti. Il Professore dice di essere stato obbligato ad aumentare le tasse per colpa del suo governo? «Una mascalzonata - replica il Cavaliere - lo dice un signore che voleva tassare anche il piffero (non quello magico in questo caso, ndr) e che in tre mesi ha aumentato di 3 punti la pressione fiscale, cosa che non era mai successa nella storia della Repubblica».
MISTER X PER IL COLLE
C’è anche un messaggio che va dritto in Quirinale. «Per la successione a Giorgio Napolitano ho in mente un nome che so certamente essere molto stimato dalla sinistra». Chi? Berlusconi fa il misterioso, non lo svela. Anche se a palazzo Grazioli circolo il nome di Giuliano Amato. «Se avremo noi la maggioranza capace di eleggere il Presidente della Repubblica spero si possa trovare con la sinistra l'accordo in partenza su una persona che possa essere sentita come il Presidente di tutti gli italiani». Come finirà? Il Cavaliere vede positivo. Pensa di arrivare con la sua coalizione al 40%, teme solo l’astensionismo perché «la gente ha il disgusto per la politica». Cita le regionali siciliane dove ha votato solo il 47% degli elettori e di questi «il 15% per un partito dell’anti-politica, cioè Grillo».
La Lega indica Tremonti nel simbolo. L’accordo di Arcore non lo prevedeva. «E’ una birichinata - minimizza - ma loro avendo il 5/6% non hanno nessuna possibiità di indicare il premier è solo una indicazione pubblicitaria». In quanto all’ex ministro dell’Economia, «persona seria e capace», ci sono state «diversità di opinioni», «solo una dialettica» . In quanto al contratto con gli italiani «è stato rispettato all’85%, e non lo dico io ma i professori dell'università di Siena, un ateneo che non mi è mai stato amico». Ci sarebbe poi la spending review. E Berlusconi promette «che nei primi tre mesi di governo taglierà il finanziamento pubblico ai partiti».
IPERCATTOLICO
Anche quando le domande vanno sul personale il Berlusconi non si tira indietro. Parla della sua formazione non cattolica di più, «ipercattolica», visto che viene da una «famiglia supercattolica» e ha servito messa suonando l’organo nella sua casa di Arcore, casa dove tutte le domeniche si dice messa e poi c’è anche «l’istituzione della confessione». Pardon, si corregge, «volevo dire il sacramento». Non siamo ai livelli di Santoro, la performance non è sugli stessi livelli ma il Cavaliere pare sempre in gran forma. Certo quando viene attaccato come ha fatto ieri Monti va a finire che gli tocca rifugiarsi nell’angolo. Ad esempio sulla questione delle liste pulite. Ma poi si riprende e riparte di slancio ripetendo come una filastrocca le accuse ai magistrati, (ieri il comunista di turno era Ingroia).
LISTE PULITE
Il tema è bollente. Che fine faranno gli esponenti del Pdl toccati dalle indagini dei giudici. «Noi non siamo giustizialisti ma garantisti», ripete come un mantra l’ex premier. «Su 420 deputati solo uno ha riportato una condanna definitiva». Come dire che per tutti gli altri non ci saranno presumibilmente scomuniche. E che comunque a decidere per i vari Dell’Utri, Papa, Milanese e via dicendo sarà l’Ufficio di presidenza del partito.
Cosa è cambiato da schermo a schermo, ovvero onda su onda, nella strategia del Cavaliere? Poco. Eppure a guardar bene qualcosa di nuovo c’è. Ad esempio la scelta di lasciare agli altri i 6X3.
STOP AI CARTELLONI
Da 19 anni ad ogni campagna elettorale incartano le città. Maxi-cartelloni formato 6X3 ai quali Berlusconi dovrebbe fare un monumento. Fecero il loro esordio nel’94 per il battesimo di Forza Italia. Per la prima volta il Cavaliere ha deciso che basta così. Li lascia a Bersani e Monti: costano troppo. Quando si dice la crisi.