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Data: 16/01/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Fiat, a Melfi cassa integrazione a rotazionen per i 5.500 operai

Durerà due anni. Il Lingotto: serve per rilanciare la fabbrica. Marchionne assicura: «Non chiuderemo altri stabilimenti»

IL CASO
ROMA Due anni, o quasi, di cassa integrazione straordinaria per i 5.500 lavoratori di Melfi. La turbolenza sul pianeta Fiat, partita da Termini Imerese, passata per Mirafiori e Pomigliano, piomba adesso sullo stabilimento lucano con la richiesta del Lingotto di aprire la cigs a rotazione dal prossimo 11 febbraio al 31 dicembre del 2014. Per ristrutturare e rilanciare la fabbrica, puntualizzano da Torino. Con una doppia precisazione. La prima: «Si tratta di una misura necessaria per realizzare gli investimenti previsti». Un miliardo. Seconda precisazione, la produzione della Punto continuerà anche nei prossimi mesi perché gli interventi programmati interesseranno solo una delle due linee mentre sull’altra gli operai continueranno a lavorare a rotazione. Stringato il commento del ministro del Lavoro, Elsa Fornero: «E’ un seguito dell’impegno a investire, vedremo in che termini la cigs potrà essere concessa».
L’ANNUNCIO
Fiat è sempre una presa ad alta tensione. All’annuncio dell’azienda scatta la mobilitazione del sindacato con la Fiom che esterna tutta la sua «preoccupazione», la Fim, la Uil, la Fismic e l’Ugl che invece predicano calma e gesso. Anzi vedono nella decisione del Lingotto uno scampato pericolo, quello di una terza chiusura, dopo Termini Imerese e Irisbus di Valle Ufita. Non c’è alcun problema, replica serafico Sergio Marchionne: «Non cancelleremo altri impianti. Stiamo installando le nuove linee per fare le nuove vetture - spiega l’amministratore delegato - continueremo a produrre la Punto. Non capisco. Si tratta di una richiesta standard, una procedura normale che viene fatta per coprire i lavoratori impattati dall’installazione di nuove linee. L’obiettivo è far rientrare tutti prima della data annunciata nella richiesta di cigs. Quelle macchine vanno prodotte, non posso farle a casa mia. E poi le voglio vendere il prima possibile...una vettura partirà nel terzo trimestre del 2014 e l’altra nel quarto». Ed aggiunge, a voler rassicurare un po’ tutti sui progetti di espansione: produrremo la Jeep in Cina e la Ducato in Messico.
Parole che non convincono la Fiom. «La cigs a Melfi - replica il leader, Maurizio Landini - è solo l’ultimo atto di una strategia Fiat ormai chiara: ridimensionare occupazione e produzione. Sono state cancellate le promesse ora si cancella l’occupazione. Fim e Uilm prima si fermano a riflettere meglio sarà per tutti...siamo entrati in un tunnel dal quale non siamo usciti...il governo la smetta di sostenere Fiat come hanno fatto Berlusconi e Monti». Ma c’è anche chi, nel sindacato, vede il bicchiere più pieno che vuoto. E tira un sospiro di sollievo. Per il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti «la cassa integrazione era prevista ed è la conferma che Fiat vuole investire. Sarei stato molto preoccupato se non fosse accaduto nulla. La decisione della cigs del resto era annunciata. E poi sarebbe assurdo mettere soldi in un luogo che si vuole lasciare». «
LE REAZIONI
E’ una notizia che annoveriamo tra quelle positive», commenta semplicemente il numero uno della Fismic, Roberto Di Maulo. Il leader dell’Ugl, Giovanni Centrella ora vede per Melfi un «futuro produttivo». Semmai preoccupa l’intero arco sindacale la durata (due anni) dello stop. «Vuol dire - sottolinea il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni - che saremo impegnati a vigilare. Certo grazie a noi la Fiat non chiuderà altri impianti in Italia. I partiti e la Fiom farebbero meglio a non fare campagna elettorale utilizzando strumentalmente vicende sindacali». Cesare Damiano, capogruppo Pd nella Commissione Lavoro di Montecitorio, sollecita la Fiat a convocare i sindacati per chiarire il piano industriale e la ristrutturazione.
La richiesta di cigs per lo stabilimento di Melfi arriva alla vigilia dell’incontro tra azienda e sindacati per il rinnovo degli aumenti salariali sul contratto di primo livello per l’anno 2013 che interessa 80.000 lavoratori. Appuntamento per questa mattina all’Unione Industriali di Torino. Possibile una sorta di trattativa no stop che dovrebbe concludersi giovedì.

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