ROMA Bunga Bunga sì. Italia dei Valori-Lista Di Pietro no. Lo ha deciso il ministero dell’Interno sfogliando la gigantesca margherita dei contrassegni. Distinguendo tra quelli veri e quelli fasulli. Così che dei 219 simboli depositati ne sono sopravvissuti 169, ancora troppi secondo qualcuno. Anche perché 34 contrassegni ricusati in prima istanza potranno tornare in corsa apportando entro domani le piccole modifiche richieste. L’Ufficio elettorale del Viminale ne ha esclusi 16 per «carenza di documentazione», e tra questi appunto quello della lista dell’ex pm di Mani pulite. Poco male: si presenterà nella coalizione arancione di Antonio Ingroia. Che a suo volta può tirare un sospiro di sollievo: un clone della sua Rivoluzione Civile è stato escluso, l’altro ricusato. Idem per le altre liste civetta nate per disturbare - riuscendoci - Beppe Grillo e Mario Monti.
FUORI L’ALTRO MONTI
Omonimie, scopiazzature, simboli-gemelli: tutto fa brodo per sgambettare gli avversari. Anche se i diretti interessati non lo ammetteranno mai. «Non conosco le motivazioni del Viminale, aspetto di ricevere la notifica - spiegava ieri sorpreso Samuele Monti appena appresa la notizia - Vediamo cosa ci chiedono di cambiare, ma in punta di diritto sono perplesso. Abbiamo depositato il simbolo per primi non abbiamo copiato. L'unico cosa in comune è il nome, ma perché ricusare il nostro simbolo e non gli altri due?».
Tra i «rimandati» c’è anche la Lega Nord che dovrà modificare il simbolo. Roberto Calderoli ha chiarito che il problema riguardava la scritta «TreMonti», inserita all’interno del contrassegno. Basterà eliminare la «M» maiuscola che potrebbe disorientare gli elettori per avere il nulla osta. I depositari dei 34 simboli ricusati avranno 48 ore di tempo per correre ai ripari. Dopodiché il problema dei simboli farlocchi potrebbe riproporsi. Vale per il Movimento 5 Stelle, Lega Padana, Fratelli d’Italia, Comitato Monti presidente, Democrazia cristiana, Lega Nord, Alba dorata. Chi non potrà invece appellarsi a nulla sono i 16 contrassegni che non avevano proprio i requisiti per essere ammessi: Fronte dell’uomo qualunque, Federazione dei verdi, Democratici di sinistra, Come ci hanno ridotto (sì, il nome è proprio questo) e Democrazia europea che vantava almeno un altro tentativo di imitazione.
IL CAV SPAVENTATO
La vera scrematura ci sarà quando i rappresentanti dei partiti e delle liste ammesse dovranno presentare le firme raccolte nelle varie regioni. Ciò non toglie che alla selezione per così dire naturale potrebbero sopravvivere anche sigle minori. Un problema? «Credo che queste liste costituiscano una ragione di spavento per tutti noi - non ha nascosto la sua preoccupazione Silvio Berlusconi - povero Paese se gli elettori disperderanno il loro voto invece di concentrarlo su forza più importanti della sinistra e ella destra. Solo con una democrazia bipolare si può avere la governabilità he si ha nelle democrazie occidentali».
Sollevato anche Beppe Grillo che nei giorni scorsi aveva gridato al complotto e alla congiura politico istituzionale. Ieri invece era in vena di scherzare: «Centosessantanove liste? Pensavo qualcosina di più, sono poche». In effetti il record era di 304. L’importante è che ora l’ex comico ci abbia ripensato, non ritirerà la propria lista e ha già ripreso il suo «Tsunami tour» con un camper che lo porterà in giro per l’Italia. Il suo clone a 5 Stelle non è più un problema.