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Data: 16/01/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Pd e Ingroia, prove di dialogo. No a patti di desistenza, ma si tratta sui nomi nelle regioni in bilico

ROMA Non ci sarà nessun patto di desistenza tra Pd, Sel e la lista Rivoluzione civile. Ma tra Bersani e Ingroia non tutto è perduto, almeno al Senato. Malgrado la tentazione del richiamo al voto utile sempre più forte in casa democratica. «Chi non sostiene il Pd fa un regalo a Berlusconi, esiste la politica ma anche la matematica di una legge elettorale, in Lombardia se uno non sostiene Ambrosoli fa un piacere a Maroni: in Italia se uno non sostiene il Pd, in particolare al Senato e in alcune regioni, fa un regalo a Berlusconi, questo è matematico», avverte il segretario del Pd. Pier Luigi Bersani non rispolvera l’appello al voto disgiunto e non cita le tre regioni, almeno tre, considerate in bilico e che il centrosinistra teme di perdere non solo per la concorrenza della lista Monti ma soprattutto per la nascita della lista arancione. In Campania e in Sicilia la lista Ingroia viaggia su risultati a due cifre. Ma anche in Lombardia la presenza di una lista a sinistra potrebbe creare problemi di erosione nel centrosinistra. «Non facciano nessun patto con posizioni politiche che vanno in direzioni diverse ma c’è bisogno di una riflessione e ciascuno deve prendersi le sue responsabilità: qualcuno altro può dire che da solo batte Berlusconi?» si chiede Bersani. Il segretario democratico invita a non sottovalutare il centrodestra e la sua campagna elettorale. «Parliamone» risponde Antonino Ingroia dai microfoni Rai di «Un giorno da pecora». Il magistato, oggi candidato premier della lista arancione, ricorda che è stato Bersani a rifiutare ogni forma di dialogo. Sottolinea che lui lo ha cercato più volte ma non ha mai avuto risposta. Quanto all’accusa di favorire Berlusconi il pm palermitano la respinge al mittente: «Si potrebbe anche rovesciare la frase per cui è responsabile della vittoria di Berlusconi chi non si accorda con chi potrebbe sostenere il Pd al Senato, spiega. E un netto rifiuto alla desistenza viene a nche da Antonio Di Pietro e Paolo Ferrero. «E’ roba da Ponzio Pilato» dice Di Pietro. «Il Pd vuole solo i nostri voti, nemmeno morti», aggiunge il segretario di Rifondazione. Ma tra Pd e lista arancione si continua a discutere. Per scongiurare la possibilità che Rivoluzione civile impedisca di avere il premio di maggioranza che al Senato è su base regionale c’è chi ipotizza un «depotenziamento» delle liste arancioni per Palazzo Madama nelle tre regioni bilico. Come? Con la scelta di candature di minor impatto.

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