STRASBURGO L'espulsione di Silvio Berlusconi dal Partito Popolare Europeo potrebbe concretizzarsi subito dopo le elezioni politiche in Italia, ha annunciato ieri il presidente del gruppo del Ppe all'Europarlamento, il francese Joseph Daul. I popolari europei non vogliono «immischiarsi» nelle vicende elettorali italiane, ma la scomunica del Ppe nei confronti di Berlusconi non è venuta meno. Già a dicembre, dopo aver censurato la sua campagna anti-europea, i popolari avevano minacciato di cacciare il Cavaliere dai loro ranghi. «Il mio giudizio non è cambiato», ha detto Daul. «Non sostengo le sue dichiarazioni populiste. Potrei essere ancora più critico» dopo le prese di posizioni anti-tedesche di Berlusconi degli ultimi giorni. Una volta che gli italiani avranno votato - ha spiegato Daul - «avremo una discussione» dentro il Ppe e «prenderemo delle decisioni». In vista delle elezioni, «il candidato del Ppe è il signor Monti».
PROTESTE AZZURRE
La delegazione del Pdl dentro il Ppe ha definito le dichiarazioni di Daul come «inopportune nel metodo e assolutamente prive di fondamento nella sostanza, uno sgambetto intollerabile». Molto irritato Silvio Berlusconi, ma è Angelino Alfano a replicare: «Joseph Daul quando si occupa di vicende italiane parla a titolo personale - sottolinea il segretario del Pdl - Nè il presidente Martens, nè il segretario generale Lopez, nè la presidenza del Ppe hanno mai indicato un candidato ufficiale del partito per la presidenza del Consiglio italiano». Secondo alcune indiscrezioni, Mario Monti avrebbe telefonato a Daul per ricordare che ci sono «altre realtà» oltre a quelle del Ppe che «convergono» nella sua coalizione. Eppure tutti i leader popolari vedono Monti come il candidato del Ppe. Daul ha spiegato che il professore è parte della «famiglia» popolare. «Come cristiano-democratico ed europeista, vorrei vedere Monti restare al suo posto di primo ministro», ha confermato Hans Gert Poettering, l’ex presidente dell'Europarlamento.
FUORI DALLA CAMPAGNA
La linea ufficiale del Ppe tuttavia è un’altra: Daul non vuole intervenire nella campagna elettorale per non fornire a Berlusconi altre pallottole da sparare contro l'Europa. «Attaccando ogni giorno Berlusconi, gli darei la possibilità di dire che è vittima dell'orribile Europa, o dell'orribile francese Daul, o dell'orribile Merkel», ha spiegato Daul. Come accade negli altri paesi, ufficialmente il Ppe sostiene i tre partiti che fanno parte del suo gruppo all'Europarlamento: la lista Monti, l'Udc di Pier Ferdinando Casini e il Pdl di Berlusconi.
AD PERSONAM
La resa dei conti tra il Cavaliere e il Ppe è dunque rinviata a dopo le elezioni, quando la «sintesi» promessa da Daul dovrebbe prendere la forma di un'espulsione ad personam. Per il capogruppo del Ppe occorre distinguere «il partito e l'uomo». In sostanza - spiegano altre fonti popolari - il partito del Ppe potrebbe cacciare Berlusconi e decidere di graziare il Pdl. Sarebbe un modo per conciliare la linea della fermezza - incarnata dal presidente Wilfred Martens - e quella della prudenza - guidata dal segretario generale, lo spagnolo Antonio Lopez-Isturiz. Dentro la delegazione del Pdl a Strasburgo continua a covare il malessere. Dopo la partenza di Mario Mauro e Gabriele Albertini, l'emorragia di europarlamentari Pdl verso i montiani è stata fermata, ma solo perché «Monti ha chiuso le porte, altrimenti ce ne saremmo andati in molti», riconosce uno di loro. Ieri è slittata l'elezione del nuovo capodelegazione del Pdl a Strasburgo. Secondo una fonte Ppe, nel Pdl «è il caos».