PESCARA A complicare le cose c'è la telefonata di lunedì sera fatta da Berlusconi a Denis Verdini: lasciami dieci posti liberi nelle liste, su questi decido io. Così anche in Abruzzo è ormai corsa agli ansiolitici in casa del Pdl. Perché se le candidature per il Parlamento erano già in bilico fino a ieri, tutto si complica sulla strada di Roma. I più ottimisti sperano che la partita si chiuda tra oggi e domani, i più realisti assicurano che i nomi dei candidati nelle liste di Camera e Senato non salteranno fuori prima di sabato. Intanto si fanno i conti: nel 2008 furono 11 i parlamentari del Pdl eletti in Abruzzo. Questa volta potrebbero essere in tutto 5 o 6. La metà, se va bene, nonostante la rimonta nei sondaggi. Fabrizio Di Stefano, il senatore uscente di Chieti, è uno dei nomi più forti da spendere nel suo partito. Ma anche lui frena sulle candidature certe: «Al momento non ce ne sono, anch'io aspetto, mentre gli ultimi contatti avuti con i coordinatori nazionali hanno dato assicurazioni sulla rappresentatività territoriale, come è stato chiesto dall'Abruzzo».
Dunque, nei primi posti utili di Camera e Senato dovrebbero essere rappresentate tutte e quattro le province, con un occhio di riguardo verso i tre senatori uscenti: Di Stefano, Piccone e Tancredi, anche se uno dei tre potrebbe essere dirottato nella lista della Camera per ottenere maggiori garanzie. In realtà il quadro è molto più complesso di ciò che appare sulla carta, per una serie di variabili.
LE VARIABILI SUL TAVOLO
Primo: dopo il ritiro dalla contesa del senatore Andrea Pastore, resta scoperta la piazza di Pescara, dove l'assessore regionale al bilancio Carlo Masci ha pensato di giocare la sua mossa d'anticipo presentando la candidatura della sua lista civica al Senato. Rialzati Abruzzo è più che una costola del Pdl. Anzi, negli ultimi congressi è stata il braccio operativo nella caccia alle tessere, che ha consentito a Lorenzo Sospiri e Federica Chiavaroli di conquistare le segreterie provinciale e comunale del partito. Ma anche Sospiri, primo dei non eletti alle politiche del 2008, aspira ad una candidatura alla Camera dei deputati e ieri ha chiamato i suoi referenti romani, Maurizio Gasparri e Altero Matteoli, per ribadire che sarebbe uno scandalo se la città più grande d'Abruzzo restasse senza rappresentanza in Parlamento. L'altra variabile è proprio Berlusconi.
LE IPOTESI DI «RITORNO»
Non è infatti escluso che uno, o addirittura due dei 10 nomi che fanno parte della sua lista personale, non finiscano in Abruzzo. E non è neanche escluso che non siano proprio abruzzesi. Che dire, ad esempio, di Giovanni Dell'Elce, l'ex tesoriere di Forza Italia al quale il Cavaliere deve sicuramente una bella fetta della sua carriera politica? O di Gianni Letta, che continua però a declinare ogni offerta di candidatura dopo aver sostato troppo a lungo accanto all'ex premier nelle stanze di Palazzo Chigi? Ma tra i fedelissimi di Berlusconi ci sono anche l'imprenditrice dei confetti Paola Pelino e il deputato uscente Sabatino Aracu che, nonostante l'ingombro del processo su Sanitopoli ancora in corso, ha buone referenze romane nel senatore Fabrizio Cicchitto.
Chi resta alla finestra è il governatore Gianni Chiodi, ma solo fino a un certo punto: «Non mi sto occupando delle candidature. Il Pdl deve però dare segnali di rinnovamento. Valuterò le liste al momento opportuno e poi tirerò le somme». Ieri era a Roma e tra gli altri ha visto Piccone e Venturoni: di liste, si è parlato di sicuro.