Ora promette: conflitto d’interessi fra i primi punti E accusa il Pdl di aver frenato sulla corruzione. «Famiglia solo fra un uomo e una donna»
ROMA Ammette di essere stato «sedotto», di aver votato una sola volta per Berlusconi nel 1994, ma poi fa subito ammenda e non nasconde la sua profonda delusione per una «rivoluzione liberale che non è andata avanti». Risponde a Berlusconi, che gli dà del “matto”, e spiega che gli italiani «non sono matti, ma pieni di buon senso» e annuncia che è pronto a fare una legge sul conflitto di interessi, che non è stata fatta da Berlusconi ma neppure dalla «sinistra». E ancora. Evita promesse mirabolanti come quella di togliere l’Imu se tornerà al governo («Non prendo impegni, non faccio promesse») e spiega che è stato costretto ad alzare le tasse per colpa di «quelli» che per 10 anni hanno fatto «promesse poco mantenibili». Ma ce n’è anche per la sinistra, che ha fatto «passi in avanti» verso l’economia di mercato ma sulle riforme «è stata bloccata dalle forze conservatrici dell’estrema sinistra». Mentre il Pdl ha frenato sull’anticorruzione. Con due interviste, a Radio Anch’io e poi al nuovo programma di Sky, “Lo Spoglio”, Mario Monti picchia duro sui guai causati dal governo del Cavaliere e assicura che rispetto al novembre 2011 la «reputazione» dell’Italia come paese «attendibile» è stata «ripristinata». E ha voluto pure rilasciare un’esternazione sul tema che sta dividendo l’Europa: i matrimoni gay e le unioni di fatto. «Credo che la famiglia sia costituita da un uomo e una donna e credo che la famiglia sia fondata sul matrimonio - ha detto Monti – Ritengo necessario che i figli crescano con un padre e una madre». Detto ciò ha aggiunto: «Il Parlamento può trovare soluzioni più convincenti per regolare altre forme di unioni». Berlusconi, invece, si esibisce nell’ennesima marcia indietro, questa volta sulla candidatura di Mario Draghi al Quirinale, e attacca il capogruppo del Ppe al Parlamento Europeo, Joseph Daul: «Vuole solo fare carriera». Ma ce n’è anche per Martin Shultz e Jean Clude Junker. Il giorno del voto si avvicina, la campagna elettorale si arroventa e il fair play cede il passo ai duelli a distanza. E così ieri, Monti e Berlusconi hanno incrociato le spade . Ad aprire le danze è il Cavaliere che, dai microfoni di Radio Anch’io, definisce «improvvida» e «a titolo personale» la dichiarazione di Daul a favore di Monti e fa marcia indietro sulla candidatura di Draghi al Quirinale. «Sta facendo molto bene alla Bce e non c’è nessuna opportunità, né per lui né per noi, che lasci un incarico così importante» spiega il Cavaliere, per il quale le parole di Daul «non rappresentano il Ppe» mentre Junker e Shultz «non sono stimati in Europa». Fedele allo stesso copione, Berlusconi attacca i magistrati e poi fa partire la stoccata per il Professore. «Prima Monti ha messo l’Imu e ora dice di volerla togliere, poi ha fatto il redditometro e ora dice di non volerlo. O pensa che gli italiani siano matti o c’è in giro un matto che pensa di essere Monti». La replica del Professore parte dal palco dell’Istituto del Commercio Estero, dove viene presentato il piano nazionale per l’export. Agli operatori, il premier dimissionario ricorda che quando arrivò al governo fu costretto ad affrontare due «squilibri» che rischiavano «di portare il paese a fondo» e poi sottolinea con sarcasmo, i danni causati dal suo predecessore a palazzo Chigi. «Spesso all’estero ci è stato detto: sono anni che non si vedeva un presidente del consiglio, ma neanche un ministro italiano». Il riferimento al Cavaliere è chiaro quando il Professore aggiunge: «Oppure ci dicono: non siamo riusciti perché due anni fa la bilaterale è stata annullata all’ultimo minuto... » questa volta il riferimento è alla visita in Giappone che Berlusconi cancellò alla vigilia. Ma il colpo più pesante Monti lo fa partire sull’asse Pdl-Lega e sull’impuntatura di Bossi che, in ossequio ai suoi elettori, obbligò Berlusconi e Tremonti a trasferire al Nord alcuni uffici ministeriali. E su questo Monti non risparmia il sarcasmo: «Qualcuno aveva pensato di aiutare l’export sopprimendo l’Istituto del Commercio Estero, mentre si rendeva omaggio ad una visione forse innovativa dell’internazionalizzazione, creando un ufficio dei ministeri a Monza...». Poi, in serata, ce n’è anche per Beppe Grillo, che in giornata lo aveva definito un «ritardato morale». «Il suo movimento» replica Monti «ha movimentato le rabbie».