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Data: 18/01/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Marchionne attacca i politici «Oscene le dichiarazioni su Melfi»

ROMA «Ho trovato oscene le dichiarazioni di alcuni politici su Melfi». Tornato da questa parte dell’Atlantico Sergio Marchionne rialza i toni e replica con decisione alle critiche sulla cassa integrazione. «Forse non hanno capito bene di cosa stiamo parlando», ha proseguito il manager a Palazzo Mezzanotte dove ha partecipato ad un convegno di Quattroruote e ritirato il premio per la nuova 500L. Il numero uno di Fiat e Chrysler ha precisato il piano per l’impianto fatto prima di Natale, anticipato il numero dei modelli in arrivo e rivendicato il nuovo ruolo di Fiat che va oltre i confini europei.
IMPENNATA A PIAZZA AFFARI
La Borsa ha apprezzato e i titoli del Lingotto hanno chiuso in rialzo (Exor +1,68%, Industral +1,51, Fiat Spa + 6,18): «Io non faccio panini, per realizzare i nuovi modelli bisogna cambiare tutto. È una cosa normale, è già avvenuto a Grugliasco, la fabbrica dove ora è iniziata la produzione della nuova Maserati Quattroporte. Il problema è che siamo diventati il football politico di tutti, Fiat fa auto da 114 anni, quando Fiom e Sel ancora non c’erano».
Come aveva anticipato nei giorni scorsi a Detroit, Marchionne si smarca dalla politica, tenendosi lontano dalla campagna elettorale: «Fiat è filogovernativa, non ha mai fatto questo tipo di scelte: non chiediamo nulla a chi guida il paese, solo le condizioni per lavorare e colmare il divario di competitività con l’estero». L’ad del Lingotto ha riconfermato l’impegno di tenere aperti tutti gli stabilimenti nel nostro paese: «Sarebbe stato più facile fare il contrario, ma abbiamo optato per una scelta coraggiosa e manterremo l’impegno. Altri stanno chiudendo gli impianti, non noi. Non sarà toccata nessuna nostra fabbrica in Italia e in Europa, in 3 o 4 anni riavremo la piena occupazione di tutti i 25 mila addetti che lavorano sulle linee produttive». Il merito di questo risultato secondo Marchionne è di aver puntato su Chrysler, un’operazione che dà alla casa italiana un respiro globale e consente orientarsi sulla difficile strada dell’alto di gamma: «Nel 2012 il 60% delle nostre vendite sono state realizzate in America, in 10 anni il sogno dell’avvocato Agnelli è diventato realtà. Investire in Europa per il mercato locale è un suicidio, avrebbe conseguenze disastrose per i lavoratori, noi abbiamo rilanciato perché Fiat si è aperta all’esterno, un processo fondamentale e irreversibile. Entro il 2016 avremmo 17 modelli nuovi e 7 aggiornamenti di prodotto. Nel 2013 il mercato in Italia e in Europa non migliorerà, ma America, Brasile e Cina andranno bene. In quest’ultimo paese abbiamo allargato la collaborazione con il nostro partner locale Gac con cui già realizziamo la Fiat Viaggio: entro 18 mesi partirà la produzione anche della Jeep, l’obiettivo iniziale è di 100 mila esemplari l’anno, ma la potenzialità è del doppio».
Numerose le repliche di una parte politica. «Le oscenità sono le balle spaziali che racconta ai lavoratori», ha dichiarato Di Pietro. «Oscena è la sua capacità di gestire l’azienda», ha aggiunto Ferrero. «Il prossimo governo deve chiedere un accordo scritto sull’Italia, come fatto in Usa e in Serbia», ha commentato Airaudo.

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