L’AQUILA Dopo le risate di Francesco Maria De Vito Piscicelli, l’imprenditore che la notte del terremoto pregustava già la possibilità di affari d’oro nella ricostruzione, quelle, certamente inaspettate, della massima espressione istituzionale. L’ex prefetto dell’Aquila, Giovanna Maria Iurato, è stata intercettata dai magistrati napoletani nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per la sicurezza, presunte pressioni far assegnare una commessa da 37 milioni di euro per la realizzazione del Cen di Napoli a un raggruppamento di imprese del gruppo Finmeccanica. È il 28 maggio 2010 e la Iurato, all’Aquila da appena due giorni, parla al telefono con il prefetto Francesco Gratteri. La trascrizione dei magistrati partenopei è molto dura nei giudizi. L’ex prefetto parla proprio del suo arrivo in città con la deposizione della corona davanti alla Casa dello Studente. Ride, è scritto nel documento, «ricordando come si era falsamente commossa davanti alle macerie e ai bimbi rimasti orfani». «Commentando la sua prima giornata ufficiale - scrivono i pm - nella città martoriata dal terremoto (definita sarcasticamente da Iurato “una città inesistente, che non c’è), scoppiava a ridere, ricordando come si era (falsamente) commossa davanti alle macerie e ai bambini rimasti orfani”. Una risata non giustificabile dalle circostanze e dagli eventi tragici di quelle ore - proseguono i pm - che avrebbero imposto al rappresentante del governo di assumere comportamenti ben diversi e non certo (a proposito di cinismo) legati alla predisposizioni di condotte e strumenti atti a prevenire e/o scongiurare indagini in corso». La città si è ribellata sul Web, un vero e proprio moto di indignazione. I legali della Iurato, Claudio Botti e Renato Borzone, hanno replicato: «Nei due anni di presenza all’Aquila il prefetto Giovanna Iurato ha dato ampia prova di attenzione, rispetto e grande senso di abnegazione nei confronti dei cittadini così duramente colpiti dalla tragedia del terremoto». Cialente si è detto stupito: «Ricordo quel giorno, era commossa e molto tesa, come in altre situazioni». Stefania Pezzopane è stata durissima: «Mi vengono i brividi. Ho una terribile sensazione di nausea. Noi abbiamo pianto davvero e piangiamo lacrime inconsolabili ancora oggi. Ma crescono anche la rabbia e l’indignazione può profonda. Siamo stati noi aquilani davvero carne da macello. Chieda perdono a quei bambini ai quali ha dedicato lacrime finte e inqualificabili risate tra colleghi».