ROMA Pier Luigi Bersani non vuole spaventare ricchi e ceto medio. E visto che è ancora vivo nel Pd il ricordo del crollo nei sondaggi nel 2006 quando, in piena campagna elettorale, Fausto Bertinotti cominciò a parlare di patrimoniale e di tassazione dei Bot, il segretario del Pd mette in chiaro: «Non voglio fare né Robespierre né Saint Just, io non credo affatto nella patrimoniale che c'è già ed è l'Imu su cui vogliamo lavorare per una maggiore progressività». Ma se Nichi Vendola, pur favorevole a tassare le rendite finanziarie, si allinea, la leader Cgil Susanna Camusso si mette di traverso.
STRIZZATA D’OCCHIO AI RICCHI
Bersani si dice contrario alle promesse elettorali «perché il 2013 sarà ancora difficile», però prende impegni sul fisco promettendo in caso di vittoria di «alleggerire» la pressione dell'Irpef su lavoro e sulle pensioni basse e si dice d’accordo a una progressiva sterilizzazione dell'Irap sulle «imprese che investono». Le risorse, in tempi di vacche magre, non arriveranno dai condoni ma da una guerra senza quartiere all'evasione fiscale. Proprio l’alto tasso di evasione a spingere Bersani a non credere nell’efficacia di una patrimoniale sulle rendite: «L'ho detto in tutte le lingue, non credo nella patrimoniale perché penso che il nostro problema sia la tracciabilità e serva una Maastricht della fedeltà fiscale». Mentre va rimodulata l'Imu, alleggerendo i redditi più bassi e alzandola per rendite catastali intorno a 1,5 milioni.
Se l'esclusione di interventi fiscali sui ”ricchi” fa sorridere l'ala moderata del partito incarnata da Enrico Letta, di altro umore è l'area di sinistra vicino alla Cgil. Susanna Camusso fa sapere, a stretto giro, che in Italia la patrimoniale «è assolutamente indispensabile e l'Imu non basta». Evita, invece, polemiche Nichi Vendola, che, secondo lo stesso Bersani, è d’accordo con lui sul fatto che basta un intervento progressivo sui patrimoni immobiliari.
CON MONTI SOLO CIVILTÀ
Bersani a “Radio 24” poi torna sulla questione dei rapporti con Mario Monti: «Ma quale patto di non belligeranza! Si tratta solo di civiltà politica su scelte del governo». E rassicura i mercati finanziari e le cancellerie internazionali: «Questa storia dell’incertezza non l’ho mai capita. In tutto il mondo si vota e non si sa mai il risultato prima. Da noi si va a votare e ci sarà un governo stabile».
NIENTE MANOVRA
Il segretario Pd chiarisce il suo pensiero sull’eventualità di una manovra correttiva dei conti: «Dico no a ragionamenti raffazzonati su un tema delicatissimo. Non ho mai detto che serve una manovra, ma attenti a raccontare che siamo a posto. Siamo usciti dal precipizio ma ci sono ancora una serie di problemi». E il sospetto che ci sia della polvere sotto il tappeto? «Non intendevo dire che i conti sono truccati, ma bisogna vedere se le spese obbligate del 2013 sono tutte coperte e se le previsioni di crescita ottimistiche del governo sono vere. Non vogliamo fare promesse a vanvera, a febbraio-marzo potremo fare affermazioni più precise». Non manca un attacco a Berlusconi: «Parla di tagli alle tasse, ma con lui la pressione fiscale è aumentata di 4 punti...».
Intanto oggi Bersani sarà a Milano e a Brescia al fianco di Umberto Ambrosoli. Il leader Pd punta al voto utile e a far risaltare le differenze con i rivali, proponendo l'equazione che votare Maroni significa restare nel passato e negli scandali del Pirellone, mentre scegliere Albertini è aiuta il centrodestra, «Solo Ambrosoli è il cambiamento».