ROMA Impresentabili ma irrinunciabili, perchè gonfi di voti. L’assioma che poteva ingolosire il Pd, a proposito dei suoi candidati chiacchierati e inquisiti, non ha retto. E ieri la commissione dei garanti ha emanato il verdetto su quelle che vengono considerate le mele marce di un «partito pulito»: fuori tutti! Il ”tribunalino” dei democrat, presieduto da Luigi Berlinguer, ha escluso dalla corsa elettorale due pezzi da novanta della raccolta di consensi e del potere territoriale in Sicilia, Mirello Crisafulli da Enna e Antonio Papania super big dell’area di Trapani. Ciò potrebbe significare un abbassamento delle chance di vittoria in Sicilia, regione cruciale per il Senato, ma si è deciso di correre il rischio. Anche perchè l’effetto mediatico della scelta etica - «I nostri garanti prenderanno la decisione giusta», ha detto Bersani alla vigilia - quello certamente c’è. Mentre gli impresentabili del Pd ieri sera venivano depennati dalla corsa elettorale, il prete anti-camorra di Casal di Principe, don Luigi Merola, a Berlusconi che lo corteggiava per candidarlo ha risposto di no: «I nomi che vedo inseriti nella lista del Pdl sono l’ennesima prova che la politica non vuole cambiare. In attesa dell’esito dei processi, soprattutto su questioni di camorra, sarebbe opportuno dare dei messaggi positivi e la candidatura di Cosentino non lo è».
DOTTRINA BERLINGUER
Nel Pd, Crisafulli è fuori come tipico esempio di quell’antica maniera di certi esponenti politici anche di sinistra di sguazzare nel contesto (parola sciasciana) senza andare troppo per il sottile. Ma non sono queste le valutazioni che contano e tantomeno - ha spiegato Berlinguer - ci si deve basare nel giudizio sui «polveroni mediatici e sui sommari processi di piazza (magari via web) che creano un irrespirabile clima di intolleranza e di generiche accuse all'intero sistema democratico». La Commissione di garanzia dei democrat ha scelto sulla base dell'interpretazione severa di codice etico, statuto, leggi dello Stato e quindi Crisafulli è fuori perché indagato per abuso di ufficio. Per quella strada che porta alla sua villa di Enna e quella strada sarebbe stata pagata con i soldi della Provincia ed è lastricata di polemiche. Il partito che si rinnova rinuncia a Crisafulli, che ha preso 6.800 voti alle ultime primarie, è uno dei record man del consenso personale e in tutti i tracolli della sinistra in Sicilia la sua Enna restava al Pci, Pds, Ds e Pd, grazie a lui. Il quale, in ottimi rapporti di amicizia con l’ex governatore Cuffaro, magari per continuare a fare politica si unisce al Pid di Saverio Romano nel centro-destra? Improbabile, però gira la malignità. E Papania, seimila voti alle primarie su settemila votanti a Trapani, ex Dc di quelli radicatissimi e potenti nella Sicilia occidentale? Gli è stato fatale quel patteggiamento per una pena di 2 mesi e 20 giorni per abuso d’ufficio. In più, nel 2009, venne arrestato un suo factotum: Filippo Di Maria, nel frattempo autista di boss mafiosi.
E’ stata considerata decaduta la deroga per la ricandidatura di Nicola Caputo. Qui stiamo in Campania e Caputo è uscito dal gruppo (stava al quarto posto tra gli eletti arci-sicuri della Camera). E’ stato il più votato alle primarie nel casertano, è indagato dalla Procura di Napoli per i rimborsi gonfiati del consiglio regionale. E insomma, altra regione chiave - la Campania - per la vittoria al Senato e altro escluso pesante: lui, Caputo, provenienza mastelliana e (paradosso) presidente della commissione Trasparenza quando stava alla Regione.
GIACOBINI
«Tutelata l’onorabilità e l’immagine del nostro partito», dice Berlinguer. Replica Crisafulli: «È giacobinismo allo stato puro. Quando si sceglie la via della purezza c'è sempre uno più puro che ti epura». E ancora: «Voterò Pd, ma una quota dell'elettorato si sposterà spaventato da questa scelta grave e sbagliatissima. E poi, non si votano le fotocopie ma gli originali». Cioè Ingroia.
RINUNCE
Antonio Luongo ha invece rinunciato alla candidatura: pesa su di lui un rinvio a giudizio per corruzione. Altra rinuncia: quella di Bruna Brembilla, accusata dai pm di aver trattato voti con la ’ndrangheta in Lombardia. E nel Pdl? Il nodo degli impresentabili, tra gli azzurri, non lascia indifferente Berlusconi. Il quale ha salvato con tutti gli onori Cosentino ma non ha gradito le parole di Dell’Utri che si è auto-imposto nel Pdl: «Sarò candidato finchè campo». Il Cavaliere vorrebbe candidare tutti gli indagati, ma Alfano - nel chiuso della stanzetta di via dell’Umiltà dove si stanno ultimando le liste - gli sottopone questo argomento: «Gli avversari sono pronti a farci la guerra sul tema delle liste pulite».
CASA AZZURRA
Le parole di Alfano avrebbero fatto scattare un campanello d'allarme in chiave sondaggi e Berlusconi vuole evitare il rischio che le candidature cosiddette «scomode» possano fermare la risalita dei consensi Pdl. O magari è il contrario. E comunque: Cosentino blindato, Scajola dovrebbe farcela, mentre Dell’Utri perde quota: «Persona straordinaria ma temo gli chiederemo un grande sacrificio perché la sinistra ne profitterebbe», ha detto in nottata il Cav. Poche chance per Marco Milanese, Amedeo Labocetta, Alfonso Papa e Mario Landolfi.