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Data: 19/01/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Liste, il Pd esclude tre “impresentabili”. Bersani dice no alla patrimoniale: «Meglio rimodulare l’Imu per le case di alto valore». Contraria Camusso leader Cgil

ROMA Fuori dalle liste Pd Mirello Crisafulli, Antonio Papania e Nicola Caputo. E’ quanto a deciso la commissione di garanzia del Partito presieduta da Luigi Berlinguer in base a «un criterio di opportunità» esaminando un dossier sulle liste pulite. Due le rinunce volontarie in casa democrat: Bruna Brembilla e Antonio Luongo hanno fatto un passo indietro. E’ questa la decisione del Pd, arrivata in zona cesarini per non riproporre candidati indagati o finiti in inchieste scottanti. Intanto Pier Luigi Bersani cambia idea sulla patrimoniale e fa arrabbiare Susanna Camusso: «Non voglio fare Robespierre o Saint-Just: niente patrimoniale, solo tracciabilità fiscale». «Il mondo è bello perchè è vario e ognuno ha le sue opinioni» commenta la segretaria della Cgil spiegando che l’Imu è già stata una patrimoniale immobiliare ma non è bastata a ricostruire un equilibrio sulla progressività né sulla giustizia fiscale in Italia. Il giorno dopo l’apertura ufficiale della campagna elettorale nella sede democratica a largo del Nazzareno scatta anche l’allarme Ingroia. Dopo aver dovuto fare i conti con la «salita» in politica di Mario Monti ora Pd e Sel fanno i conti con la lista Arancione che sta erodendo consensi a sinistra. E rischia di mettere a rischio il risultato di diverse regioni ancora in bilico. Dopo la clamorosa decisione dei radicali di Marco Pannella nel Lazio, non sono più solo Lombardia, Sicilia e Campania le regioni dove le elezioni si giocheranno su una manciata di voti. Secondo il sondaggista Piepoli il centrosinistra rischia di perdere o almeno di non vincere anche nel Lazio e in Calabria. Con gravi ripercussioni sulla solidità della maggioranza al Senato, dove il quorum è su base regionale. «Bersani ha paura», assicura Luigi de Magistris rispedendo al mittente la campagna Pd sul voto utile. La situazione è stata esaminata ieri da Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola. I due leader si sono visti per concordare una serie di iniziative comuni nelle regioni a rischio. Ma il colloquio è anche servito per rassicurare il leader di Sel a proposito di un presunto patto di non belligeranza stipulato dal segretario del Pd con Mario Monti. «Non so perchè si scrive di queste cose, non c’è nessun accordo, c’è una civiltà della discussione anche perchè ci sono decisioni di governo, come il Mali e i prefetti, ancora da prendere insieme», dice Bersani, negando l’ incontro mattutino «segreto» tra lui e il premier. Tra Monti e Bersani ci sarebbe stata invece solo una telefonata, in cui secondo Dagospia il segretario del Pd avrebbe parlato molto, garantendo all’attuale premier un posto di prestigio nel suo eventuale governo, dall’Economia agli Esteri . Il segretario del Pd ribadisce ancora che l’Imu va rimodulata, togliendola a chi quest’anno ha pagato fino a 400-500 euro. Quanto a una tassa sui grandi patrimoni il segretario del Pd dice di non essere d’accordo perchè «il nostro problema sta nella tracciabilità, per una Maastricht della fedeltà fiscale». Malgrado le promesse elettorali con Berlusconi al governo la pressione fiscale è aumentata di 4 punti, ricorda. Se toccherà a lui essere premier invece non appena sarà possibile Bersani alleggerirà la pressione su Irpef e Irap, sul lavoro, sulle pensioni basse e sulle imprese che investono. «Mai più condoni», promette.

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