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Data: 19/01/2013
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
La barra si sposta verso la Destra. Morra davanti a tutti. L'Assessore regionale ai trasporti non ha nascosto l'insorgere di alcune frizioni con la maggioranza che sostiene la giunta Chiodi

D’Eramo: «Schieriamo facce pulite Persone impegnate nel sociale» Presentate le liste per Camera e Senato

«Riportare nei due rami del parlamento i rappresentanti della destra sociale abruzzese» è l'obiettivo de La Destra, che a due giorni dalla scadenza per la presentazione delle liste annuncia i nomi dei suoi 21 candidati. «Dagli ultimi sondaggi risulta che siamo la seconda forza del centrodestra - rimarca il segretario regionale Luigi D'Eramo - Dunque abbiamo concrete possibilità di eleggere un deputato e un senatore». Con Francesco Storace capolista alla Camera in tutta Italia, sarà il secondo nella rosa, l'ortonese Teodoro Buontempo, a staccare il biglietto per Montecitorio. Numero uno al Senato è invece Giandonato Morra, assessore regionale ai Trasporti, fuoriuscito dal Pdl poco meno di due mesi addietro.

Morra non nasconde l'insorgere di alcune frizioni con la maggioranza che sostiene la giunta Chiodi, in particolare sulla mancata approvazione della riforma dei trasporti e non aveva fatto nulla per sottacerlo. Ma tiene a precisare: «I contrasti possono irrigidire i rapport

i, tuttavia per cambiare partito occorrono ragioni più profonde». Ragioni che hanno a che vedere con la storia e i valori della destra sociale, ai quali Morra è rimasto sempre fedele. «Non ho mai smesso di provare a contaminare il Pdl con posizioni attente al sociale - sottolinea l'assessore ai Trasporti - D'altra parte provengo dal Msi, dal Fuan e dalla militanza degli Anni Settanta, quando a Bologna tornavo a casa scortato dagli amici del partito». E sulla riforma dei trasporti, osteggiata da una parte della sua maggioranza, rileva: «La strada è ancora lunga e la battaglia apertissima». La Destra, che sarà comunque alleata di Pdl, Lega, Fratelli D'Italia, Mpa e Grande Sud, punta forte sulla polemica anti-montiana e sull'opposizione all'Europa delle banche e dei grandi poteri finanziari. «Siamo europeisti da sempre, ma combattiamo un'idea di Europa asservita agli interessi dei tecnocrati e delle lobby internazionali - evidenzia D'Eramo, che è il numero tre nella lista per la Camera -. Si pone anche un problema relativo al ridimensionamento della sovranità nazionale, che finora in Italia ha prodotto soltanto la vessazione del ceto medio e la strozzatura delle microimprese». Se nomini Fini, D'Eramo risponde: «Fini chi?». Poi torna a farsi serio, definendo il presidente della Camera «il più grande traditore di una storia valoriale e ideologica, capace di proporsi come alleato di Bersani dopo essere stato delfino di Almirante». L'impressione è che certi retaggi del passato non siano ancora stati del tutto metabolizzati. Ma il segretario regionale de La Destra, che resta sempre su tematiche nazionali, ne ha anche per Fratelli D'Italia, la formazione nata recentemente su iniziativa di Meloni, La Russa e Crosetto, che sarebbe dovuta diventare il punto di riferimento degli ex-An e che invece in Abruzzo è capeggiata da esponenti dell'area moderata come Gatti, Ricciuti e Di Matteo: «Come ha riconosciuto lo stesso Crosetto, guardano al centro della coalizione». D'Eramo, infine, presenta uno ad uno i candidati: alla Camera, in ordine di lista, Francesco Storace, Teodoro Buontempo, Luigi D'Eramo, Anna Maria Guarracino, Massimo Di Giacinto, Alessandro Baldati, Salvatore Patierno, Cristiano Villani, Giuliano Brunetti, Antonio Di Gianvittorio, Tiziano Genovesi, Roberto Rosa, Andrea Russo, Vincenzo Calvisi. Al Senato: Giandonato Morra, Sabrina Bocchino, Vito Colonna, Paolo Damiano, Angelo Sarra, Bruno Di Ciano, Rodolfo Del Vecchio. In gran parte sono dirigenti locali del partito e amministratori di piccoli comuni. «Donne e uomini con la faccia pulita e con alle spalle una lunga militanza nella destra sociale - conclude D'Eramo -. Persone che rappresentano tutte e quattro le province abruzzesi, pronte a sostenere le istanze del territorio e a combattere una politica romanocentrica».

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