L’AQUILA Candidature last minute, l’effetto sorpresa per il Pdl in Abruzzo è assicurato. Se ne riparlerà oggi, praticamente nell’ultimo giorno utile dopo un’estenuante attesa durata fino a tardissima notte, in cui si sono rimpallate notizie e previsioni che alla fine si sono rivelate sbagliate. E ieri mattina tutti a Roma, chi con una scusa chi con un’altra. Fatto sta che in tarda mattinata nei ristoranti intorno a via dell’Umiltà si sono ritrovati Gianni Chiodi che simulava disinteresse a pranzo con la figlia universitaria, Fabrizio Di Stefano con Filippo Piccone, Nazario Pagano in splendida solitudine e Paola Pelino a presidiare gli uffici. Tutti in attesa di sapere chi ci sarà nelle liste del Pdl alla Camera e al Senato. E alla fine c’era così tanta gente, così tanti candidati assiepati in strada e al quinto piano dove erano in seduta permanente Verdini, Alfano e Berlusconi che l’ex premier è stato costretto a trasferire il vertice per la definizione delle liste a Palazzo Grazioli, per poi spostarsi ad Arcore in tarda serata. Solo a quel punto la folla si è dispersa.
Ma il deputato pidiellino all’Assemblea regionale siciliana Vincenzo Vinciullo ha riferito all’Ansa che in via dell’Umiltà sin dalle prime ore del mattino c’era «una vera e propria ressa di aspiranti candidati». L’argomento che ha tenuto banco fino a tarda sera è stato quello degli impresentabili, il caso Liguria dove il clima si è fatto tesissimo in seguito alla rinuncia-esclusione dell’ex ministro, la Campania col depennamento quasi certo di Cosentino, per cui l’attesa degli abruzzesi si è rivelata ancora una volta vana.
E’ davvero un last minute quello che attende gli aspiranti parlamentari uscenti: il Pdl romano conta sull’effetto sorpresa per non dare a nessuno dei suoi iscritti la possibilità di reagire e magari correre verso altri lidi. A liste chiuse di tutti o quasi tutti i partiti in Abruzzo, quella di Berlusconi a tarda sera mancava ancora all’appello. Un ritardo voluto e cercato che ai più fa temere il peggio: e cioè che lo stillicidio dell’attesa serva a introdurre il paventato rinnovamento totale delle candidature. Con l’esclusione di tutti o quasi tutti gli uscenti e molti nomi nuovi nelle caselle che contano. A cominciare da quello di Gaetano Quagliariello che potrebbe diventare il capolista al Senato. Nel rush finale si ritrova a temere anche chi fino all’ultimo veniva dato per sicuro: e quindi lo stesso Di Stefano, e Piccone, senza parlare di Sabatino Aracu che potrebbe rientrare nella lista dei cosiddetti impresentabili per il suo coinvolgimento nell’inchiesta Sanitopoli. Fatto sta che in tardissima serata si attardavano a Roma Piccone, Chiodi, Paolo Tancredi e il coordinatore provinciale dell’Aquila Massimo Verrecchia, mentre Di Stefano rientrava di filato in Abruzzo. La previsione che filtra da palazzo Grazioli è che le liste delle Regioni che mancano all’appello usciranno tutte insieme: il percorso indicato è di consegnare al coordinatore regionale la lista dei candidati in posizione elettiva, cioè di quanti saranno nei primi tre-quattro posti alla Camera e nei primi due al Senato, in modo da convocarli a Roma già questa mattina per firmare e accettare la candidatura; tutti gli altri, quelli inseriti in posizione non elettiva, firmeranno invece in Abruzzo. La modalità è diversa perchè ai primi verrà chiesto di versare subito un contributo al partito per poter finanziare la campagna elettorale. A tarda sera il fronte degli abruzzesi, scoraggiato, si spacca: chi resta a Roma è perchè spera di ritrovarsi in lista, gli altri covano già la delusione.