Iscriviti OnLine
 

Pescara, 19/12/2025
Visitatore n. 750.347



Data: 21/01/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Chiodi a Roma: «Se non cambia, tutti fuori» Ipotesi liste: Pelino, Aracu e Razzi per la Camera, Quagliariello e Piccone al Senato. Pdl, si tratta dopo la rivolta. In serata apertura dai vertici del partito

PESCARA Via dal partito, senza ripensamenti. La lettera di fuoco se la mette in tasca Gianni Chiodi nella prima mattina di ieri per consegnarla direttamente a Silvio Berlusconi. Il gruppo dei consiglieri regionali abbandonerà il Pdl se la lista non cambierà. E’ il capogruppo Lanfranco Venturoni ad animare la rivolta appena viene a sapere che ai numeri due e tre della lista pidiellina alla Camera, sotto la Pelino capolista, ci saranno Sabatino Aracu e Antonio Razzi, l’ex Idv che salvò Berlusconi dalla sfiducia nel dicembre 2010. Passi per il Senato, con Gaetano Quagliariello ampiamente annunciato nella casella numero uno seguito da Filippo Piccone, ma tutto il resto finisce per dar fuoco alle polveri. L’addio al Pdl viene messo nero su bianco in una lettera di poche righe e in serata ne arriva un’altra, dalla segreteria del presidente del consiglio regionale Nazario Pagano, a firma questa volta anche della giunta regionale, con un riferimento aspro e diretto alla condizione di indagato di Sabatino Aracu. Va dritto al sodo Venturoni.
«Ho scritto nella lettera che, dopo aver appreso quali sono le candidature alla Camera - spiega - il gruppo regionale del Pdl all’unanimità ha deciso di abbandonare il partito se la lista dovesse essere confermata». La lettera serve a Chiodi per indurre Berlusconi a cambiare registro: per lui non è solo una battaglia politica e di principio, è anche una battaglia personale. Il governatore che nelle ultime settimane ha presidiato gli uffici di via dell’Umiltà rischia di rimetterci la faccia, e con lui tutta la classe dirigente abruzzese. E per questo torna alla carica con i vertici romani. «Il Pdl rischia una forte debacle elettorale, conseguenza di una composizione delle liste non autorevole. Così non va proprio bene - dice il governatore - se la situazione non si recupera e non si ravvedono, prenderemo altre strade. È un'operazione inaccettabile, l'Abruzzo merita considerazione per quanto ha fatto e quanto ha saputo esprimere». Prenderà altre strade, via dal partito anche lui come Venturoni e i consiglieri regionali. Non parla per sè, precisa, ma anche a nome della maggioranza, di Paolo Tancredi, del presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa, e dei sindaci di capoluoghi di provincia. La misura è colma: nelle liste abruzzesi ci sarebbe anche Domenico Scilipoti, ex Idv passato con Berlusconi. «Ho rappresentato direttamente a Berlusconi l'inaccettabile questione, della quale il presidente non era a conoscenza», ha aggiunto Chiodi. Ma a dispetto della lettera, molti esponenti politici usano i piedi di piombo. Abbandonare il partito? «Mai, io starò sempre con Berlusconi - dice Paolo Tancredi nonostante la delusione - anche se ho lavorato tanto, se ho più tessere di tutti, se sono il ventesimo per rendimento in Parlamento, dico che non abbandonerò il Pdl, anche se la classe dirigente nazionale in questa vicenda si è dimostrata cieca, presentando una lista improponibile».
La speranza però tiene banco fino a tardissima sera, Chiodi promette di portare a casa un risultato, anche minimo. Non solo per il suo fedelissimo Paolo Tancredi ma anche per i territori esclusi, come Pescara, come la città dell’Aquila. «Spero che quei nomi non siano definitivi - dice Guerino Testa - la lista uscita da Roma ieri notte lascia di sasso, rischia di rivelarsi dirompente. Senza contare che manca un candidato forte e riconoscibile per la città di Pescara. E’ certo che così ci sarà un disimpegno totale. Io farò le mie riflessioni quando la lista sarà definitiva: voglio anche capire se la meritocrazia conta ancora qualcosa in questo partito».
Tocca le corde giuste la lettera firmata dagli assessori regionali. Usa le sviolinate a Berlusconi per poter affondare il coltello e dire ciò che nessuno fino a quel momento aveva osato dire, a proposito di Aracu soprattutto: «Non le nascondiamo il nostro totale dissenso rispetto alle indiscrezioni che vedrebbero candidati nella nostra regione coloro che hanno già avuto la possibilità di sedere in Parlamento in questi anni, che hanno problemi con la giustizia o che addirittura non sarebbero neanche abruzzesi». Aracu, Razzi e Scilipoti sono serviti. Segue la minaccia, più soft rispetto a quella di Venturoni ma sempre decisa: «Le chiediamo una scelta di coraggio anche per l’Abruzzo che non l’ha mai delusa. Desideriamo avere i candidati migliori, capaci, che godono di buona reputazione di fronte all’opinione pubblica. Diversamente le annunciamo fin d’ora che non potremo sostenere alcuna campagna elettorale».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it