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Data: 21/01/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
La doccia fredda arriva con un sms direttamente sul telefonino di Gianni Chiodi

PESCARA Una doccia fredda. Il Pdl abruzzese si sveglia di soprassalto con una indiscrezione che arriva direttamente sul telefonino di Gianni Chiodi. Alla Camera la capolista è Paola Pelino e nei posti numero due e tre ci sono Sabatino Aracu e Antonio Razzi. E poi anche Scilipoti. Al Senato il capolista è Gaetano Quagliariello, seguito da Filippo Piccone. E’ un apriti cielo nel partito di Berlusconi che fino alla tardissima serata di sabato aveva presidiato le strade intorno a palazzo Grazioli in attesa delle candidature e di una buona novella che non è arrivata mai. Nella notte viene chiusa la lista abruzzese. Non c’è ufficialità ma i nomi filtrano. Paola Pelino passi, ma Aracu che secondo le indiscrezioni era finito nella lista degli impresentabili per l’inchiesta su Sanitopoli, e i due ex Responsabili Antonio Razzi (che salvò Berlusconi dalla sfiducia nel dicembre 2010) e addirittura Scilipoti anche lui in lista anche se non in posizione elettiva, per gli abruzzesi è uno schiaffo in faccia.
Sono le primissime ore di domenica quando Denis Verdini telefona a Piccone per comunicargli i nomi. Piccone chiama Di Stefano, partono i primi sms. E comincia la corsa al recupero. Dall’Abruzzo ripartono le auto verso la capitale con Chiodi arrabbiatissimo, Paolo Tancredi, lo stesso Fabrizio Di Stefano che nelle ultime ore aveva messo nel conto la sua esclusione ma che una lista così non se l’aspettava proprio, e Filippo Piccone ad aspettare tutti a Roma. L’unico del gruppo che si salva è proprio lui, anche se il secondo seggio al Senato non è così sicuro. Il governatore chiede subito di incontrare Alfano e Berlusconi. Riesce ad avere un primo colloquio telefonico con l’ex premier, che si dichiara all’oscuro di tutto. Si riaccendono le speranze, partono due lettere dall’Abruzzo che servono a dare forza a Chiodi: una firmata da Venturoni, poche righe per dire che quella lista così com’è non verrà votata dai consiglieri regionali, che anzi abbandoneranno il partito se non dovesse cambiare; un’altra che viene spedita dalla segreteria di Nazario Pagano a firma di consiglieri, assessori e sindaci in cui si minaccia di boicottare la campagna elettorale e che invita Berlusconi a riaprire un dialogo con Gianni Chiodi. Istanze giuste, sentite, ma non proprio così condivise da tutti. Qualcuno non sa nulla, non ne conosce i contenuti, magari ha dato un’adesione di massima dopo una telefonata, qualcun altro sospetta che il nome di Scilipoti in lista sia una bufala.
Nella tarda serata di ieri, verso le otto, si riapre il tavolo di confronto. Chiodi e Piccone incontrano Alfano e Berlusconi, in tasca la pistola fumante con le minacce di disimpegno e di abbandono. Tancredi aspetta seduto a un bar prendendo un the: «Ci sono possibilità che la lista venga riaperta, io sto qui ad aspettare buone notizie». Al telefono Venturoni, impegnato nella sua casa di campagna a Castrogno in una partita a burraco, è ancora più ottimista: «Ce la faremo».

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