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Data: 21/01/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
E Monti riscrive l’agenda su lavoro, scuola e imprese. La legge Fornero integrata da assunzioni a tempo indeterminato ma senza articolo 18. «Ridurre le tasse non è incoerente. Scelta civica il vero voto utile»

L’elenco di dicembre diventa programma di governo. Piano straordinario per i giovani.

ROMA Un pacchetto di misure per un piano straordinario per l’occupazione giovanile (a partire da nuovi incentivi per chi assume un under 30) e stop ai tagli ai fondi pubblici per scuola e università. Sono questi, per ora, i due pilastri del «Programma di governo Monti» destinato a rilanciare ed aggiornare l’ormai famosa Agenda del professore. In realtà - complice la campagna elettorale - lo staff del premier sta per avviare una vera e propria campagna fatta di «proposte concrete» che nelle prossime settimane riguarderanno gli argomenti più sentiti dagli italiani: la sanità; la riforma della pubblica amministrazione; i tagli alla spesa pubblica a partire da settori strategici come quello della Difesa; la lotta all’evasione; la giustizia. Ne nasceranno una serie di slogan che sintetizzeranno un Programma di governo ambizioso - almeno nelle intenzioni - che dovrebbe scendere nel dettaglio o perlomeno eliminare una delle debolezze dell’Agenda Monti: l’assenza di cifre.
IL PIANO
Inevitabile, in questo quadro, partire dal tema dei temi: come creare nuovi posti di lavoro? «Il nostro obiettivo è chiarissimo - spiega il professor Marco Simoni (insegna alla London School of Economics ed è di fede montezemoliana) che sta coordinando i gruppi di lavoro - Vogliamo lanciare un Piano Straordinario per l’occupazione giovanile. Questo deve essere l’asse intorno al quale deve ruotare tutta l’azione del prossimo governo con una serie di misure coordinate che vadano tutte nella stessa direzione per più anni di seguito». Misure discusse nei giorni scorsi da un gruppo di una dozzina di esperti fra i quali il giuslavorista Pietro Ichino, che si è candidato in Scelta Civica abbandonando il Pd, e l’esperto previdenziale e del mercato del lavoro, Giuliano Cazzola, che si è unito a Monti staccandosi dall’opposto versante, il Pdl. Da segnalare anche i contributi dell’economista Irene Tinagli e di Andrea Olivero, ex presidente delle Acli.
I dettagli del Piano saranno resi pubblici nei prossimi giorni ma la novità più importante è senz’altro quella della proposta di revisionare (dunque, non abolire) la riforma Fornero del mercato del lavoro aggiungendo - in via sperimentale e solo per coloro che lo vorranno - ai canali di assunzioni previsti come l’apprendistato la cosiddetta flexsecurity già proposta dal professor Ichino nei mesi scorsi. In pratica si tratterebbe di assunzioni a tempo indeterminato ma con la possibilità per l’impresa di licenziare i nuovi assunti pagando un indennizzo crescente a seconda dell’anzianità aziendale del dipendente. Per i nuovi assunti - e solo per loro - non varrebbe l’articolo 18. «E’ importante sottolineare che proponiamo una sperimentazione - spiega Cazzola - Possibilmente in un quadro di accordi territoriali o settoriali o aziendali fra imprese e sindacati».
Il pacchetto montiano è comunque piuttosto articolato. Ad esempio si prevede la nascita del cosiddetto «outplacement», ovvero la creazione di un servizio pubblico pagato in parte dalle aziende con un contributo specifico che lavori per reinserire il lavoratore licenziato nel mercato del lavoro. Contemporaneamente si prevede la nascita di «Borse di studio a progetto», un finanziamento per quegli studenti che si iscrivono all’Università con un’idea precisa di quale lavoro fare.
I MENO ABBIENTI
Queste borse di studio introducono il tema della spesa pubblica per l’istruzione per la quale Monti sta per lanciare una proposta chiara: stop ai tagli. «La percentuale della spesa pubblica per la scuola e l’Università negli ultimi anni è scesa rispetto al Pil - sottolinea Simoni - Questo è inaccettabile. D’ora in avanti i soldi per l’istruzione devono crescere nella stessa misura del Prodotto lordo mentre la spesa per questo settore strategico dovrà essere revisionata al suo interno per ridurre gli sprechi e aumentarne la produttività». In questo quadro i montiani propongono un «Fondo Opportunità» per gli studenti (maturato anno dopo anno a partire dalle scuole secondarie e proporzionato al livello dei voti) destinato ai ragazzi meno abbienti.
Il piano straordinario per i giovani passerà anche per una serie di incentivi a favore delle nuove imprese (la famose Start-Up) integrando con nuovi incentivi i provvedimenti già varati nei mesi scorsi, ma anche da una serie di aiuti per favorire l’autoimprenditorialità. In pratica le nuove micro aziende nei primi anni di vita dovrebbero usufruire di semplificazioni delle procedure di registrazione, di uno sconto sull’Iva e su altre imposte e di un regime snellito di contributi. Agli «auto-imprenditori» verrebbe consentito di ottenere gli sgravi anche se avviano più attività in parallelo.
Un capitolo del piano, infine, è dedicato alle donne ed in particolare a nuovi incentivi per il congedo paterno e persino con un nuovo metodo di calcolo delle deduzioni fiscali per la maternità che potrebbero aumentare sulla base del coinvolgimento del papà nell’accudimento dei figli. Previste infine misure per attirare investimenti stranieri e per aumentare la percentuale di lavoratori ultracinquantenni.

«Ridurre le tasse non è incoerente. Scelta civica il vero voto utile» Il premier: da Berlusconi ostacoli alla riforma della giustizia dalla sinistra sull’occupazione. C’è Montezemolo: darò una mano

BERGAMO Timori non ne ha, o almeno così dice: «Una volta accettato di correre, i timori passano». Esordisce il Monti non più tecnico, ma anche politico. Presenta i suoi candidati, lancia parole d’ordine, comincia a destreggiarsi con la propaganda: «Sento parlare di voto utile. Bene, il vero voto utile è quello dato a noi». Fa promesse soft: «Abbassare le tasse è possibile, e non sono incoerente nel dirlo». E lancia appelli: «A chi non vuole andare a votare dico: se non volete fare una scelta politica fate una Scelta Civica».
Il tour elettorale del professore comincia ufficialmente a Bergamo. Non c’è pubblico, solo candidati e giornalisti. Ma l’esordio nel cuore del potere leghista non è casuale: «Starà agli elettori stabilire chi, come antagonista della sinistra, è più credibile tra chi ha promesso e fallito per vent’anni e chi come me ha riconsegnato all’Italia il ruolo che le spetta nel mondo». La sua partita del resto si gioca soprattutto in Lombardia, dove il Cavaliere e Maroni contano di racimolare i seggi necessari per contare ancora.
CONTRO I NON RIFORMISTI

Kilometro Rosso è un parco tecnologico della Brembo (freni e componentistica di precisione) appena fuori Bergamo, e per un giorno è la passerella dei candidati montiani. Alberto Bombassei fa il padrone di casa essendo presidente di Brembo e capolista in Lombardia Due alla Camera. Passano sullo schermo le icone dell’anno del governo tecnico: lo spread oltre quota 500 ereditato da Berlusconi, il giuramento da Napolitano, il decreto Salva Italia, una «breve vacanza in famiglia», gli incontri con Obama, il presidente cinese, Hollande, lo spread tornato a quota 260.
L’ultima immagine è il messaggio via twitter del 26 dicembre: «Non serve lamentarsi. Insieme saliamo in politica». E ora eccolo qua, col suo nome nel simbolo di una lista e i toni da campagna elettorale: «Qui c’è molta speranza, e mi è venuta anche la passione». Che si traduce nella voglia di rimarcare la distanza dalla destra e dalla sinistra: «I primi ci hanno frenato su trasparenza e anti-corruzione, anche per ragioni storiche e personali che conosciamo. I secondi ci hanno frenato sulla riforma del lavoro».
I FINTI BUONI E IL FISCO

Con il Pd usa il fioretto, con Vendola preferisce la clava: «Ha detto che un’alleanza con noi è possibile se facciamo autocritica: ma scherziamo? Noi credevamo nell’economia sociale di mercato europea già negli anni 70, altri si avvicinano adesso». Col Carroccio è ancora più tagliente: «La Lega si vergogna dell’Italia, invidia la Germania, poi le attribuisce le colpe di ogni male. Noi non ci vergogniamo di un paese che non cambieremmo mai con un altro, ma vogliamo anche essere con la Germania e tanti altri al centro dell’Europa».
E’ soprattutto sulla questione del fisco che gli sono andate di traverso le critiche di Pdl e Lega. Li chiama i «finti buoni» stizzitisi perché ha parlato di riduzione delle tasse: «I sacrifici chiesti agli italiani nel 2012 erano necessari per salvare il paese dal baratro. Ora le cose sono cambiate, è possibile pensare a una progressiva riduzione fiscale senza essere incoerenti». Poi la stilettata: «E comunque, sarà necessario vigilare contro promesse facili e appetibili che possono rivelarsi indigeste e richiedere l'intervento di un nuovo governo tecnico». Ce n’è anche per l’Imu: «E’ stata decisa dal governo Berlusconi, l’abbiamo trovata sulla nostra strada»
IL NODO ALLEANZE

In platea il ministro Riccardi e Luca Montezemolo. Il presidente della Ferrari è l’ultimo a parlare prima di Monti: «Non sono candidato, ma ci sono, e ci sarò». Dice che bisogna guardare al futuro e non «al passato che non vuole passare». Il Professore accoglie l’invito, ma guardando al futuro non parla e non vuole parlare di alleanze, almeno dal palco. A comizio finito però le domande si fanno insistenti. Riesce a immaginarsi ministro dell’Economia in un governo Bersani? «Non parteciperò a governi che non avranno un forte orientamento riformista. Questa sarà la cartina di tornasole». Quindi? «Quindi parlare oggi di alleanze è del tutto prematuro».

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