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Pescara, 19/12/2025
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21/01/2013
Il Messaggero
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Il caso Iurato - L’Aquila, l’ex prefetto si difende: lacrime vere, mi hanno fraintesa |
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Giovanna Iurato travolta dalle polemiche dopo le intercettazioni ROMA Poche parole a voce bassa per poi chiedere cortesemente che a parlare siano altri: il suo legale e chi ha lavorato a stretto contatto con lei mentre era prefetto all’Aquila. Giovanna Iurato, indagata a Napoli, finita nella bufera soprattutto per una intercettazione in cui sembra scherzare sulle lacrime versate per i terremotati, è ancora molto scossa: «Per me è un momento veramente delicato», spiega al telefono. «Non credo sia utile che io aggiunga altro rispetto a quanto già detto, spiegheranno tutto gli avvocati. Ai magistrati, nel suo lungo interrogatorio, aveva parlato di quelle lacrime e di quel dialogo. E aveva spiegato: «La mia è stata una risata nervosa, non c’era nessun sarcasmo e nessuna ironia». Ora al telefono aggiunge, parlando di sé solo per un attimo: «Non mi sento di entrare nei dettagli. Dico solo che sono una persona emotiva e che non credo mi si possa giudicare dalla trascrizione di una risata». Quello che chiede, il prefetto Iurato, è piuttosto che il giudizio nei suoi confronti arrivi da chi la conosce bene ed è stato al suo fianco nell’attività all’Aquila: «Sono i risultati quelli che contano - dichiara - credo che il giudizio debbano esprimerlo coloro che hanno lavorato con me nel corso di quella difficile esperienza». LA RICOSTRUZIONE Sulla stessa linea la ricostruzione del legale, Renato Borzone: «Siamo convinti che ne uscirà a testa alta - spiega l’avvocato - È da notare, prima di tutto, che l’intercettazione in questione non è attinente all’indagine di cui stiamo discutendo e che c’è stata una scelta da parte della procura quantomeno discutibile nel decidere di inserirla comunque negli atti dell’inchiesta». Il difensore aggiunge anche che è stato lo stesso prefetto a voler chiarire il contenuto di quel nastro durante l’interrogatorio davanti al giudice, sebbene non le fosse stato esplicitamente chiesto né dai pm né dal gip: «È stata lei a chiedere di mettere a verbale che il senso della telefonata non era sarcastico. E si trattava piuttosto di uno sfogo nervoso di una persona impressionata dalla città devastata che si era trovata davanti». Impossibile per Burzone non parlare dell’argomento con la sua assistita anche in questi giorni: «È molto scossa per il clamore che sta avendo questa vicenda. Anche perché nel corso degli anni dice di aver avuto rapporti positivi con tutti. Ha lavorato con il sindaco Massimo Cialente, che proviene dal Centrosinistra, ma anche con il presidente della regione Giovanni Chiodi che invece appartiene al Pdl. E tutti l’hanno apprezzata, riconoscendo la sua capacità di rifiutare i privilegi in una situazione tanto difficile». IL RIESAME
Da oggi la difesa tornerà a svolgersi soprattutto in tribunale. A breve, gli avvocati presenteranno appello contro l’ordinanza di interdizione dai pubblici uffici che ha colpito sia Iurato che l’ex capo vicario della polizia Nicola Izzo. Mentre questa mattina gli altri indagati, accusati a vario titolo di associazione per delinquere per aver pilotato gli appalti del Viminale a Napoli, compariranno davanti al Riesame per chiedere l’annullamento delle ordinanze di custodia cautelare, anche se già nei giorni scorsi era stato il gip Claudia Ricciotti a disporre i domiciliari per chi era in carcere, e l’obbligo di firma per chi era agli arresti a casa.
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