ROMA In una campagna elettorale che si gioca molto sulle proposte fiscali, il primo sostanziale chiarimento sull’Imu arriva dal Pd. Ieri Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro del partito democratico, in un articolo su l’Unità ha precisato con dettagli la proposta accennata da Bersani la settimana scorsa, che prevedeva un’esenzione fino ai 500 euro e la copertura del minor gettito (2,8 miliardi di euro) da recuperare sui patrimoni immobiliari più cospicui. Ecco la soluzione Fassina: l’Imu diventerebbe un’imposta comunale con aliquota del 4 per mille su tutti gli immobili (non solo abitazione principale) applicata a una base imponibile da definire con la riforma del catasto. All’imposta sulla prima casa si applicherebbe un’esenzione pari a 500 euro (i comuni possono maggiorare le esenzioni). A questa imposta comunale, il Pd propone di affiancare un’imposta statale personale sul patrimonio immobiliare (con esclusione della prima casa di valore inferiore a 1,5 milioni di euro, e dei fabbricati adibiti ad attività d’impresa).
LA PROGRESSIVITÀ
La patrimoniale personale avrebbe aliquote progressive. La prima al 3 per mille su patrimoni sotto i 300.000 euro. Scrive Fassina su l’Unità: «In relazione all’Imu vigente, beneficiano della proposta le abitazioni di residenza di valore inferiore a 1,5 milioni, le aziende e le seconde abitazioni di valore inferiore a 300.000 euro».
In generale, la campagna elettorale sta cambiando l’approccio sulle tasse. Nessuno vuole correre il rischio di apparire più rigorista del necessario e ogni partito fa un passo alla sua destra, proponendo una riduzione della pressione fiscale, almeno sulla sua porzione di elettorato. Sull’Imu le posizioni tendono inevitabilmente ad assomigliare. Su un gettito di 24 miliardi circa, in discussione non sono i 9 miliardi che arrivano dalle attività imprenditoriali né gli 11 che arrivano dalle seconde case. L’unico cuscinetto sono i 4 miliardi di gettito sulla prima casa.
Anche la proposta del Pdl è abbastanza chiara. Abolizione dell’Imu sulla prima casa, ma secondo Berlusconi le prime case di lusso devono pagare comunque. Finora non ha specificato una soglia di applicazione dell’imposta. Però ha indicato dove trovare le risorse per compensare il minor gettito: da una maggiore tassazione su tabacchi, alcolici e giochi.
LA STERZATA DEL PREMIER
Rispetto ai due partiti principali, la posizione di Mario Monti è al momento la meno definita. A dicembre aveva spiegato che l’Imu sulla prima casa non si sarebbe potuta eliminare perché questo avrebbe costretto l’anno successivo a introdurre un’Imu raddoppiata a causa dell’anelasticità della nostra spesa pubblica. Successivamente, a campagna elettorale cominciata, ha corretto il tiro: l’ipotesi è abbassarla con i proventi della spending review.
Monti ha anche affermato di non volere fare promesse. Di sicuro nella sua proposta ci sono alcune modifiche tecniche per aumentare la quota a disposizione dei comuni e per aumentare le esenzioni per gli anziani, le famiglie numerose, e la disciplina sulle seconde case abitate dai figli con famiglia a carico.
Si cominciano a definire anche le altre ricette. Le forze a sinistra del Pd hanno un’impostazione simile a quella del partito di Bersani, ma più generica. Sel propone l’abolizione dell’Imu per fasce di reddito basse, e l’abbassamento dell’aliquota per le altre; il gettito andrebbe destinato interamente ai Comuni, e le mancate entrate dovute alla riduzione sulla prima casa sarebbero compensate da una patrimoniale e dalla rimodulazione dell’Irpef più pesante per i redditi alti. Sostanzialmente identica la posizione di Rivoluzione civile: abolizione dell’Imu e introduzione di una patrimoniale.
L’AMMISSIONE DEL SINDACO
Ancora vaga, invece, la posizione del movimento 5 stelle. L’abolizione dell’imposta sulla prima casa non è nelle 15 cartelle di programma del movimento scaricabili sul sito. Ma secondo M5S, l’Imu è incostituzionale perché non abbastanza progressiva e Beppe Grillo si dice favorevole all’abolizione dell’imposta sulla prima casa. Senonchè il primo amministratore pubblico M5S, Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, intervistato il 6 gennaio dal Corriere della Sera, ha ammesso che da quando governa la città ha acquisito una consapevolezza diversa dei problemi e che «per quest'anno non c'è la possibilità di abbassare l'Imu, se non tagliando i servizi e non pagando i fornitori che vantano dei crediti, l’anno prossimo la faremo calare, governo permettendo, almeno a chi ha concesso affitti calmierati».
Insomma, un conto sono i programmi elettorali, un altro governare.