Manca solo l’arringa difensiva per l’ex sindaco Luciano D’Alfonso al processo per presunte tangenti. L’avvocato Giuliano Milia parlerà per D’Alfonso lunedì 28 chiudendo questo mese di gennaio dedicato alle arringhe dei difensori. Poi, il processo arriverà a conclusione il 4 febbraio, data in cui il presidente del collegio Antonella Di Carlo ha fissato la sentenza per i 24 imputati. Sia per D’Alfonso sia per Dezio, il pm Gennaro Varone ha chiesto sei anni di reclusione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
di Paola Aurisicchio wPESCARA «Nell vicenda del bar del tribunale l’unico danneggiato è Guido Dezio che si trova un’accusa di tentata concussione con buona pace dei gestori del bar che non hanno mai chiuso un giorno e non hanno subito alcuno scossone nell’attività». E’ dopo tre ore trascorse a riannodare la vicenda amministrativa del bar del tribunale che l’avvocato Marco Spagnuolo, legale del dirigente Dezio imputato nel processo per presunte tangenti in Comune, ha tratto le sue conclusioni difensive: «Dezio si è limitato a fare una valutazione su richiesta di Di Pentima che chiedeva stabilizzazione e ha cercato di definire amministrativamente la sua morosità conclamata. Non capisco neanche», ha aggiunto Spagnuolo, «come si possa cristallizzare il reato anche e soprattutto con la presunta minaccia di inviare i vigili a fare un’ispezione visto che questa circostanza è stata sconfessata dai testimoni». A margine della sua arringa fiume, seguita da quella dell’avvocato Gianfranco Iadecola – altro difensore di Dezio – Spagnuolo ha depositato una memoria di 380 pagine al collegio presieduto dal presidente Antonella Di Carlo chiedendo l’assoluzione per Dezio, l’ex braccio destro di D’Alfonso che proprio per quell’accusa di tentata concussione finì ai domiciliari. Nei riguardi del dirigente sono due, in particolare, i capitoli più incisivi del pm Gennaro Varone che guida l’accusa del processo con 24 imputati tra cui l’ex sindaco Luciano D’Alfonso. Da un lato la tentata concussione, secondo cui Dezio avrebbe chiesto 20 mila euro a Norma Di Pentima, titolare del bar del tribunale, in cambio dell’aggiudicazione definitiva del servizio; dall’altro la lista Dezio, quella che riporta una serie di nomi di imprenditori con accanto delle cifre. «Quelle cifre non sono dazioni», ha detto Spagnuolo, «e lo disse anche il gip scrivendo “non ci sono profili di arricchimento personale”. La lista, inoltre, non è mai stata datata. Se anche fossero illeciti finanziamenti ai partiti questo reato non è configurabile perché la lista contiene piccole cifre rispetto ai 50 mila euro previsti dalla norma o ai 12 mila della norma aggiornata». E’ stato dopo quasi otto ore di arringa di Spagnuolo che l’altro legale, Iadecola, ha preso la parola soffermandosi sull’accusa di associazione per delinquere contestata a Dezio insieme ad altri tra cui D’Alfonso. «Secondo il pm», ha detto Iadecola, «la gestione della cosa pubblica da parte del sindaco sarebbe stata impiegata a finalità personalistiche da configurare la struttura di vertice dominata da D'Alfonso e partecipata dai suoi collaboratori collocati nei posti chiave per perseguire il fine comune». «Se Dezio avesse svolto un ruolo di servente», ha proseguito, «risulta allora arduo comprende le richieste del pm, le stesse per il dominus e il mandatario». Per il difensore la lettura di Varone «è fatta di enunciati indimostrati, di ragionamenti presuntivi: una lettura basata su scorciatoie probatorie». Riferendosi alla requisitoria di Varone, l’avvocato ha ricordato «che il pm ha tentato di supplire alle prove con un giudizio morale negativo che, a ricaduta, ha riguardato gli altri imputati».