Non voterà le liste Pdl e medita di abbandonare il partito. Chi lo conosce dice che è già fuori, e che lo seguiranno tanti altri consiglieri regionali. E’ il più infuriato di tutti Nazario Pagano, presidente del consiglio regionale sempre al fianco del governatore. Era in corsa per una candidatura alla Camera e pensava che il suo competitor fosse Lorenzo Sospiri. Si sbagliava: ora le sue ire sono tutte indirizzate contro chi lo ha tradito e ha condotto la trattativa romana che lo ha lasciato fuori dalle liste. Ce l’ha con Chiodi, soprattutto. Ma non è il solo: tutta Pescara insorge e minaccia rappresaglie: a cominciare da Lorenzo Sospiri, che non le manda a dire, per finire con Guerino Testa, presidente della Provincia.
«Ho preso atto delle liste parlamentari del Pdl in Abruzzo che oltre al dato politico insoddisfacente, rappresentano uno sfregio per Pescara e per la sua provincia», dice Pagano. «Mi riservo nelle prossime ore di valutare la mia permanenza nel partito e nel gruppo consiliare alla Regione Abruzzo. Tuttavia posso annunciare sin da stasera che il mio impegno elettorale e quello di tanti amici che da tempo condividono un percorso politico chiaro e trasparente per Pescara e l’Abruzzo, si tramuterà nel voto dichiarato e convinto a favore della lista Rialzati Abruzzo al Senato». Via dal Pdl e voto a Carlo Masci, annuncia Pagano. E con un piede fuori c’è anche Lorenzo Sospiri, capogruppo al consiglio comunale di Pescara: «Quelle proposte ieri erano liste vergognose, quelle di oggi lo sono meno ma manca il parlamentare di Pescara. Se il presidente Chiodi si fosse indignato anche dopo aver ottenuto la candidatura di Tancredi, peraltro sacrosanta, forse si sarebbe potuto evitare questo grave vulnus. L'atteggiamento di Chiodi è inaccettabile». Il nipote dello storico parlamentare di An Nino Sospiri non annuncia disimpegni in campagna elettorale, «sono un militante e lavorerò per battere la sinistra», ma alza la voce anche con i coordinatori regionali, Filippo Piccone e Fabrizio Di Stefano che invita alle dimissioni: «A mio avviso non ci rappresentano più e farebbero bene a dimettersi - spiega ancora - Hanno fatto prevalere prima le correnti e poi gli interessi dei territori». Ed infine rivela: «Non abbiamo accettato posti in una posizione non utile sia alla Camera sia al Senato, comunque non è pensabile che a Pescara non ci fossero candidati all'altezza». Il capogruppo pescarese se la prende poi con Razzi, la sua una «candidatura assolutamente fuoriluogo» e con Gaetano Quagliariello «che esercita il suo prestigio, non richiesto, in una terra di cui non è figlio, e a cui lo lega solo un noto rapporto di amicizia politica, esercitato attraverso la Fondazione Magna Charta, con noti esponenti e dirigenti locali come Chiodi, Piccone e Tancredi».
Più soft l’intervento di Guerino Testa: «Berlusconi parla di nuove energie e di candidature di peso ma poi in Abruzzo accade tutto il contrario. Questo Pdl non ci piace, si allontana sempre di più dagli elettori. Una sorta di harakiri incomprensibile che inevitabilmente mi porta a dissociarmi dalle pratiche seguite», dice Testa. «Abbiamo assistito a uno spettacolo indecoroso, e la conseguenza è che il capoluogo adriatico è stato letteralmente ignorato, brutalmente tagliato fuori, cancellato dalla cartina politica». Queste per Testa sono «logiche e modi che non mi appartengono e non rappresentano quel Pdl in cui ho sempre creduto. E sono certo di parlare a nome di tanti pescaresi e avrebbero voluto e votato liste con candidati locali, rappresentanti di un territorio che non merita umiliazioni simili».