PESCARA Rialzati Abruzzo per quello che è il malumore di Pescara. Ma c’è anche L’Aquila nell’elenco dei superscontenti dall’operazione liste Pdl. Quanto peserà nel centrodestra alle urne il doppio sgarbo al capoluogo regionale e a quello adriatico è già la madre di tutte le domande elettorali. Dopo la consegna della lista per il Senato di Rialzati Abruzzo ieri mattina l'assessore al Bilancio si è ritrovato con il telefono bollente nel pieno del Consiglio regionale che si svolgeva proprio a Pescara: «Ho ricevuto tantissimi complimenti e adesioni convinte dalla società civile a da molti amministratori che vogliono aderire al nostro progetto». Pagano non è il solo nome noto. Al numero due nella lista civica per il Senato, dopo Masci, c'è Enzo Lombardi, ex senatore di Forza Italia ed ex sindaco dell'Aquila: «Molti amministratori - spiega Masci - non solo di Pescara, riconoscono grande autonomia al nostro movimento, organico al centrodestra ma con una forte caratterizzazione territoriale. In queste ore mi stanno chiamando anche tanti sindaci del Pescarese».
LA SFIDA DI RIALZATI
Sfida ardua, quasi impossibile per superare lo sbarramento imposto dalla legge elettorale alle liste che corrono per il Senato. Masci però ci crede: «La nostra è una partita vera che ci giochiamo sui numeri lungo la strada per Roma. L'adesione del presidente Pagano, che ha deciso subito di affiancarmi, ne fa un'operazione politica impegnativa e di prospettiva. I numeri? Con questa legge elettorale i candidati si scelgono nel chiuso di una stanza, ma i cittadini sanno bene chi rappresenta il territorio. Vedrete che alla fine saranno in tanti a seguirci».
IL DISAGIO DEL CAPOLUOGO
Gianfranco Giuliante, al solito molto pungente, non si è risparmiato sul tema. Dopo aver parlato di «squallidi spettacoli» ha rivolto la sua attenzione al «tavolo abruzzese che ha utilizzato per "ciò che è avanzato" lo stesso metodo. Impolitico, familistico! Fuori L'Aquila e Pescara...una scelta che nel contempo punisce il centrodestra e pompa candidature altre, aquilane e pescaresi, fino a ieri contigue al centrodestra ed oggi emigrate altrove. Piccone è come Bokassas». Anche Alfonso Magliocco, coordinatore provinciale non ci è andato giù leggero: il tavolo di palazzo Grazioli ha deciso all’insegna della «stupiditá politica - dice -. Dimenticare L'Aquila, dopo la tragedia del terremoto e lo sforzo del governo Berlusconi, significa regalare al centro sinistra una vittoria a tavolino». Magliocco ricorda il percorso di condivisione pre candidature che in questo modo viene sconfessato. Per cui «la serietà non è un tratto di questi signori! Altrettanto infantili sembrano essere le giustificazioni che emergono, perchè Roma nulla c'entra e le responsabilità sono tutte abruzzesi».
DIPLOMAZIE AL LAVORO
Nel pomeriggio poi le diplomazione iniziano il lavoro di ricucitura. Paolo Tancredi ammette il disagio che si respira nel partito: «E’ una situazione che ha qualche ragion d'essere soprattutto subito dopo l'ufficializzazione delle liste il clima è sempre teso. In questo caso qualche superficialità c'è stata. Abbiamo cominciato una operazione per ricucire gli strappi». Piccone rivela invece che «erano stati offerti posi ai dirigenti locali ma c’era poca compattezza ed è partita una corsa ad escludendum. Tuteleremo il capoluogo con i futuri eletti».