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Data: 23/01/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Caos Pdl, Chiodi pensa alla lista del presidente

Alle regionali il governatore potrebbe correre da solo con una propria formazione alleata alle altre sigle del centrodestra

PESCARA Gianni Chiodi sta pensando a una “lista del presidente” per sostenere la sua ricandidatura alle elezioni regionali di fine 2013. La convinzione è maturata nel corso delle ultime settimane, osservando l’agitazione crescente del Pdl per la formazione delle liste. La corsa affannosa di domenica a Roma per salvare il salvabile, spostare Paolo Tancredi dal Senato alla Camera in posizione sicura, impedire che in lista entrassero gli «impresentabili» Antonio Razzi e Domenico Scilipoti, è stato l’ultimo tentativo del governatore di dare voce a una regione che, come ripete a ogni passo (ma come non dicono i suoi avversari), ha fatto in questi anni una lunga e dolorosa traversata nel deserto. Trasformandosi da regione canaglia a regione modello, da Regione portabandiera degli sprechi e della corruzione, a regione virtuosa e benchmark, punto di riferimento per quanto riguarda i costi della politica, i tagli delle indennità e dei vitalizi e perché no, i tagli delle tasse. Il risultato? Il risultato è che quando si va a votare tutto questo non conta nulla. Le liste vengono decise a Palazzo Grazioli, da Denis Verdini che nulla sa dell’Abruzzo, i capilista sono scelti sulla base degli equilibri interni del partito e delle cordate in competizione e se c’è modo di paracadutare qualcuno, la piccola regione Abruzzo deve comunque abbassare la testa. Nel corso della convulsa attesa di lunedì, Chiodi ha ripetuto ai cronisti che non avrebbe accettato soluzioni pasticciate. «Così non va proprio bene», ha dichiarato, «se la situazione non si recupera e non si ravvedono, prenderemo altre strade. È un’operazione inaccettabile, l’Abruzzo merita una considerazione sufficiente per quanto ha fatto e quanto ha saputo esprimere». Il risultato non può lasciare Chiodi totalmente soddisfatto: la candidatura di Razzi solleva imbarazzo nello stesso partito che due anni fa era corso ad abbracciarlo dopo il voto di fiducia a Berlusconi; con la mancanza di una rappresentanza pescarese si è sfiorata la scissione; abbandoni importanti come quelli di Paolo Gatti e Emiliano Di Matteo, passati a Fratelli d’Italia, di Nicoletta Verì approdata nella lista Monti, o quello di Giandonato Morra passato alla Destra, rendono il partito una navicella dalla rotta sempre più incerta. Eppure la partita delle regionali è altamente critica: il centrosinistra arriverà al voto probabilmente con un governo amico a Palazzo Chigi, e Chiodi ha il problema di tutti coloro che hanno governato: l’alta probabilità di non essere rieletto. Lo ha spiegato il sociologo Luca Ricolfi domenica scorsa sulla Stampa di Torino: «Nella seconda Repubblica il cosiddetto incumbent, ossia l’ultimo che ha governato, non ha mai vinto le elezioni. Gli italiani hanno sempre bocciato chi aveva governato, e hanno sempre scommesso su chi stava all’opposizione». Regola ferrea per i governi nazionali, meno per quelli regionali (vedi il caso Vendola), ma la cosa non va sottovalutata: nella storia della Regione Abruzzo non c’è mai stato un presidente rieletto per il secondo mandato. È per questo che, chi è vicino al governatore, è convinto che in lui si sia rafforzata l’idea di lanciare alle regionali una propria lista, attorno alla quale raccogliere le forze sparse del centrodestra (il Pdl, Rialzati Abruzzo, Fratelli d’Italia, e così via) e dare così più forza e identità alla sua proposta politica. Idea che si è rafforzata, perché già rimuginata (e agita) da tempo. Nella “Lettera aperta alla classe dirigente del centrodestra abruzzese” firmata dai quattro assessori regionali della sua giunta, Mauro Febbo, Gianfranco Giuliante, Luigi De Fanis, Angelo Di Paolo (tutti ex An anche se per gli autori è solo un caso), si avvertiva il disagio di parte del Pdl per l’attivismo di Chiodi nella preparazione delle liste e lo si invitava ad essere «federatore» vero e «super partes» per non creare un partito degli «inclusi» e uno degli «esclusi». Ma Chiodi pensa evidentemente che sia più facile federare partendo da una tribuna autonoma. Dunque da una lista del presidente alleata al Pdl (si guardi il caso di Masci leader della lista civica Rialzati Abruzzo ma del tutto organico al Pdl). Di questa strategia fa parte anche l’uso che Chiodi fa dei social network. Da qualche settimana il governatore pubblica su Facebook un suo diario, a metà tra la riflessione politica e la testimonianza personale e intellettuale, nel quale cerca da un lato di fidelizzare i lettori, dall’altro prova a mostrarsi in una dimensione inedita. Chi scrive non è un governante tetragono e distante, ma un uomo di governo che scrive un suo personale ma pubblico diario, invitando «gli amici di Facebook» a collaborare e a commentare. Se questa non è l’anticamera di un partito, gli somiglia molto.

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