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Pescara, 19/12/2025
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Data: 23/01/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Razzi: sono contento così con Berlusconi niente patti. Il parlamentare di Giuliano Teatino che ha causato la rivolta del Pdl abruzzese «Voglio lavorare per il mio Abruzzo. Di Pietro? Non si aspettava che fossi eletto»

PESCARA «So che probabilmente non verrò eletto, ma a me non importa niente. io voglio lavorare per l’Abruzzo che amo». Antonio Razzi pensa positivo e fa capire che non gli importa granché di essere eletto in Parlamento. Eppure la proposta originaria (di Denis Verdini) di metterlo al quarto posto fra i candidati alla Camera del Pdl in Abruzzo ha innescato, domenica scorsa, la rivolta capeggiata da Gianni Chiodi che ha portato, l’altro ieri, alla revisione, in extremis, di posti e nomi delle liste del partito di Silvio Berlusconi. Così, ora Razzi, 64 anni di Giuliano Teatino, emigrato nel 1965 in Svizzera per lavorare in una fabbrica tessile, transfuga dall’Idv, nell’autunno 2010, per fare da stampella alla maggioranza pericolante del Cavaliere, è adesso quarto nella lista dei candidati al Senato (dietro Berlusconi, Gaetano Quagliariello e Paola Pelino) con possibilità di essere eletto pari a zero o quasi. Ci puntava alla rielezione, onorevole? «Per niente. Io sono abruzzese al cento per cento e mi sento pescarese, la città dove vivo e che ho sempre amato. A me interessa fare qualcosa per la mia regione. Tutto il resto è secondario. Sono più abruzzese io di tanti che vivono qui pur non essendo nati nella regione. Qui, a 17 anni, ho preso la valigetta di cartone, come ho scritto nel mio libro, “Le mie mani pulite”, e sono partito per la Svizzera. Non ho solo le mani pulite, io, ho anche la faccia pulita. Non devo un centesimo a nessuno e nessuno lo deve a me». Quindi, è contento così? «Contentissimo. Lo sono, più che altro, perché posso fare qualcosa per il mio Abruzzo e per fare conoscere meglio questa regione». Insomma, vuole continuare a frare politica per aiutare l’Abruzzo? «Sì». Che cosa vorrebbe fare, per esempio? «Quando vado in macchina da Pescara a Roma, mi fa male vedere quei capannoni vuoti nella zona industriale di Chieti. E pensare che lì ci potrebbero essere centinaia di posti di lavoro. Io andrei a fondo nell’affrontare un problema come questo. Recentemente sono stato in Corea del Nord con un tecnico di un’azienda che lavora in Abruzzo per cercare di vendere alcuni macchinari. Insomma mi do da fare per il mio Abruzzo». Ma Berlusconi le aveva promesso o no la rielezione? «Mai parlato con lui di queste cose. Lui è un grande personaggio, un uomo che può dare lavoro a tante gente in Italia. Una persona con cui si può parlare». Si è sentito con lui in questi giorni? «No. So come funzionano queste cose. Quando uno è impegnato come lui è inutile rompergli le scatole: rischi di deconcentrarlo. Ci parlerò dopo, quando sarà finito tutto questo terremoto politico». Della svolta politica di Di Pietro cosa pensa? «Mi dispiace per quello che gli sta capitando. Ma la gente non sa che, nel 2008, io sono stato eletto quasi contro il suo volere. Mi aveva messo secondo in lista e, siccome nei collegi all’estero, ci sono le preferenze, io sono arrivato prima. Non mi ha più salutato dopo quel successo».

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