PESCARA Il legame tra Lucio Gaspari, capolista al Senato in Abruzzo per Centro democratico, e Bruno Tabacci, fondatore del partito con l’ex Idv Massimo Donadi, tocca la biografia politica di un altro Gaspari, Remo , padre del professor Lucio, docente di chirurgia generale all’Università Roma 2. Professor Gaspari, quando ha conosciuto Tabacci? «Quando era presidente della Regione Lombardia, durante la tracimazione del lago di Pola». Siamo nel 1988, alluvione della Valtellina, suo padre era ministro della Protezione civile. «Accompagnai mio padre uno o due volte nei suoi viaggi. Ricordo che c’era una grande tensione emotiva. Lì ho avuto modo di frequentare Tabacci e di apprezzarne le qualità. Successivamente io e mio padre abbiamo collaborato sul piano tecnico con l’Udc perché ci sembrava incarnasse valori vicini a quelli della Dc, anche se la Dc era un partito democratico e l’Udc un partito personalistico. Ma allora c’era la speranza che evolvesse verso un modo democratico, partecipato e rispettoso dei territori». E invece? «C’erano state avvisaglie positive. Per esempio Casini a un certo punto tolse il suo nome dal simbolo. Poi questo processo si è arrestato e non solo è ricomparso il nome nel simbolo, ma la gestione del partito è stata sempre più personalistica». Si è visto in Abruzzo con le liste elettorali. «Il partito regionale è stato umiliato. Sono state fatte scelte che non sono state neanche comunicate e spiegate. Eppure quanto una cameriera viene licenziata dal padrone le si danno gli 8 giorni e delle spiegazioni. Esiste una forma. Ora mi dicono che in politica si fa così, che l’educazione non conta. A me sembra strano e forse è questo che allontana la gente dalla politica. Poi l’Udc è finita in quella coalizione...». Non le piace il polo montiano? «C'è Fini, i cui valori sono assai differenti da quelli della Dc. C’è Montezemolo che è un uomo aggraziato ma ricchissimo, che con le sue attività economiche svilupperà importanti conflitti di interessi». Neanche Monti le piace? «Monti ha un aplomb molto rigoroso, da diplomatico, ma in realtà per lui la soluzione dei problemi dell’Italia è salvarne solo la testa». Che cosa intende? «Facciamo conto che l’Italia sia un corpo umano. Monti ha preso questo corpo in condizione preagonica. Per rianimarlo ha deciso che il corpo poteva andare in cancrena e amputato e che bisognava invece salvare la testa. Con questa allegoria intendo dire che la parte amputata sono le persone meno abbienti e tartassatissime, mentre ciò che viene garantito e protetto sono le banche, la finanza e il Nord. Cose che non hanno nulla a che fare con i valori di solidarismo e sussidiarietà che un tempo la Dc portava avanti». E come giudica il centrodestra? «Quando si va in un grande magazzino ci sono quelle offerte: paghi uno e prendi due. Qui chi vota il Pdl vota anche per la Lega, quindi per un aggressivo asse del Nord di cui Grande Sud è la foglia di fico». E così ha scelto il Centro democratico. «Credo che il ruolo del Centro democratico sia importantissimo perché rappresenta quell'àncora di equilibrio moderato capace di tutelare i valori laici e cattolici che sono propri di una cerca cultura, per metterli a disposizione della coalizione destinata a vincere le elezioni». Che cosa pensa di fare per l’Abruzzo se verrà eletto? «Innanzitutto mi impegnerò per l’Abruzzo anche se non sarò eletto. Il mio impegno si proietterà sulla sanità e sull’università che per la regione è un valore aggiunto». Che cosa pensa della politica di risanamento della sanità abruzzese? «Il piano della Baraldi è scolastico e non tiene conto della realtà abruzzese. Io penso che si possa fare diversamente, rispettando i conti economici ma migliorando i servizi». Oggi sarà a Chieti all’inaugurazione dell’anno accademico, lei ha insegnato in quella università, che ricordi ha? «Sono stati sette anni molto produttivi ed entusiasmanti». Come giudica le università abruzzesi? «Conosco l’azione di due grandi rettori come Di Iorio e Cuccurullo e ho una grande stima dell’attuale rettore di Chieti Di Ilio. Ma so che anche Teramo ha molte eccellenze nei suoi campi come giurisprudenza e veterinaria. Credo che l’Abruzzo sia una regione che sul piano accademico e della cultura universitaria possa essere considerata ai primi posti e meritevole di maggiore sostegno».