Iscriviti OnLine
 

Pescara, 19/12/2025
Visitatore n. 750.347



Data: 25/01/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Bersani: non lascio Vendola per Monti. Scontro con il premier sulla Cgil e i conti pubblici. Il Professore: la riforma del lavoro frenata da un sindacato

ROMA La campagna elettorale entra nel vivo e il centrosinistra diventa il campo di battaglia per Bersani e Monti, che ormai si sfidano a duello tutti i giorni. Cgil, lavoro, conti pubblici e alleanza con Vendola, sono i temi caldi sui quali ieri i leader delle due coalizioni hanno incrociato le spade. Il primo colpo parte da Davos, dove al premier uscente viene chiesto cosa farebbe contro la disoccupazione in Italia. E la risposta è una nuova bordata contro il sindacato guidato da Susanna Camusso. «La riforma del lavoro che abbiamo varato non è andata avanti abbastanza per colpa di un sindacato che ha resistito decisamente al cambiamento e non ha firmato un accordo (sulla produttività n.d.r.) che gli altri avevano firmato. Questa cultura va cambiata» dice il Professore, per il quale la Cgil tiene in scacco buona parte del Pd e ha bloccato l’azione riformatrice del governo. Attacchi che Bersani rispedisce al mittente, spiegando che il maggiore sindacato italiano non può essere escluso dalle scelte che puntano a cambiare il mercato del lavoro. «E’ ridicolo parlare di eterodirezione della Cgil sul Pd. Mi stupisco che Monti cada in luoghi comuni insufflati dalla destra, mentre quando governi sono tutti figli tuoi. La Cgil, con 4 milioni di iscritti non può essere messa fuori. E’ un sindacato non un partito. E quindi non puoi cacciare un pezzo di Italia. Una linea di questo genere è pericolosa» sottolinea Bersani, per il quale il governo tecnico «non poteva segnare un cambiamento significativo». Il secondo match si disputa sui conti pubblici. Nei giorni scorsi il segretario del Pd ha punzecchiato il Professore chiedendogli se c’è «polvere sotto al tappeto». E ieri è arrivata la stizzita replica di Monti: «Suggerisco per la seconda volta di non usare l’espressione polvere sotto al tappeto, non perché sia un’espressione antipatica ma perché può risuonar sinistra nei mercati finanziari internazionali e dare l’idea che ci sia qualcosa di nascosto nel bilancio pubblico». L’accusa questa volta è pesante ma Bersani, che suggerisce a Monti di inserire nella sua agenda il capitolo “esodati”, nega di alludere al fatto che ci sia qualcosa che non torna nei conti pubblici. «Non c’è nessun imbroglio, nessuna zona opaca ma c’è la realtà dei fatti che ci dice che una verifica va fatta anche perché il nuovo governo dovrà garantire il pareggio di bilancio» spiega il leader del centrosinistra, che rispedisce a Monti l’accusa di poter, seppure involontariamente, scatenare una nuova bolla speculativa: «I mercati sanno leggere e scrivere e sanno benissimo che, se tocca a me, rispetterò i patti e garantiremo il pareggio di bilancio». Ma ieri per Bersani è stato anche e soprattutto il giorno della nuova foto di gruppo. Quella che si è fatto scattare insieme a Tabacci e Vendola. «Siamo qui per raffigurare la coalizione di centrosinistra che offre una proposta di governo» spiega il segretario, che non ci pensa neppure lontanamente a mollare Vendola per Monti: «Se lo tolgano dalla testa. Noi siamo persone serie, abbiamo stretto un patto». E ancora: «Ci hanno bacchettato perché non siamo tecnici, e poi si è visto chi è il tecnico... In un anno che sarà ancora di recessione, mi chiedo se siamo a posto con gli ammortizzatori sociali». Sulla possibile alleanza con Monti nel caso di una vittoria “dimezzata” del centrosinistra interviene anche il leader di Sel, che non la esclude a condizione che tutto avvenga sulla base dell’agenda progressista: «Con una destra di tipo costituzionale è importantissimo parlare. Ma io non rinuncio all’autonomia politico culturale dell’agenda dei progressisti. Alla carta d’intenti io non rinuncio». Nell’attesa di capire se Bersani e Monti sono “condannati” a governare ancora insieme, l’ultimo sondaggio dell’Istituto Demopolis ci dice che la distanza tra la coalizione di centrosinistra e quella di cetrondestra resta di 7 punti (34,5%-27,5%) ma il Pd, per la prima volta dalle primarie, scende sotto il 30% e si attesta al 29%.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it