ROMA Un piano per il lavoro, nella «ferma convinzione» che non si aprirà «una nuova stagione di crescita e sviluppo se non si parte dal lavoro e dalla creazione di lavoro». È il piano messo a punto dalla Cgil e che oggi sarà presentato alla conferenza di programma del sindacato guidato da Susanna Camusso. Il piano quantifica in circa 50 miliardi di euro le risorse necessarie nel triennio. L’impatto sull’occupazione, secondo una simulazione econometrica del Cer (Centro Europa ricerche), sarebbe di una crescita del 2,9%.
Rispetto ad uno scenario di partenza basato sulle attuali politiche e previsioni, l’attivazione del piano potrebbe generare per l’occupazione (prevista a -0,4% quest’anno) una crescita dell’1,9% nel 2013, dello 0,6% nel 2014 e dello 0,4% nel 2015. Anche il tasso di disoccupazione (che oggi viaggia oltre l’11%) quindi potrebbe essere ridotto e riportato ai livelli pre-crisi, arrivando al 7% nel 2015 (9,6% nel 2013 e 8,5% nel 2014). Il Pil, sempre sulla base delle stesse proiezioni, potrebbe segnare una crescita cumulata del 3,1% (2,2% nel 2013, 0,8% nel 2014, 0,1% nel 2015). Una forte spinta arriverebbe dagli investimenti (+10,3% sempre nel triennio). Aumenterebbero anche il reddito disponibile (+3,4%) e i consumi delle famiglie (+2,2%). Le risorse per realizzarlo ammontano circa a 50-60 miliardi di euro (i risultati della simulazione sono su 50 miliardi) nel triennio, in parte aggiuntive e in parte sostitutive. Per recuperarle, il piano fa leva innanzitutto su una «riforma organica» del sistema fiscale, con una «maggiore progressività» delle imposte e l’adozione di una patrimoniale sulle grandi ricchezze, insieme ad un recupero «strutturale» dell'evasione: da qui possono arrivare, in termini di entrate, almeno 40 miliardi annui. Altri 20 miliardi di risparmi strutturali possono invece essere generati dalla riduzione dei costi della politica e degli sprechi e dalla «redistribuzione» della spesa pubblica.