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Data: 25/01/2013
Testata giornalistica: Ansa
Piano Lavoro Cgil, +2,9% occupazione in 3 anni

ROMA - Il Piano del lavoro della Cgil nasce dalla "ferma convinzione" che non si aprirà "una nuova stagione di crescita e sviluppo se non si parte dal lavoro e dalla creazione di lavoro". A questo possono essere destinati circa 50 miliardi di euro nel triennio: l'attivazione del Piano avrebbe un impatto, nel 2013-2015, di un +2,9% sull'occupazione.

Una simulazione econometrica del Cer (Centro Europa ricerche) ha calcolato l'impatto macro del nuovo Piano del lavoro, che la Cgil, con il segretario generale Susanna Camusso, porta alla Conferenza di programma che si apre domani: rispetto ad uno scenario di partenza basato sulle attuali politiche e previsioni, l'attivazione del Piano potrebbe generare per l'occupazione (prevista a -0,4% quest'anno) una crescita dell'1,9% nel 2013, dello 0,6% nel 2014 e dello 0,4% nel 2015. Anche il tasso di disoccupazione (che oggi viaggia oltre l'11%) quindi potrebbe essere ridotto e riportato ai livelli pre-crisi, arrivando al 7% nel 2015 (9,6% nel 2013 e 8,5% nel 2014). Il Pil, sempre sulla base delle stesse proiezioni, potrebbe segnare una crescita cumulata del 3,1% (2,2% nel 2013, 0,8% nel 2014, 0,1% nel 2015). Una forte spinta arriverebbe dagli investimenti (+10,3% sempre nel triennio). Aumenterebbero anche il reddito disponibile (+3,4%) e i consumi delle famiglie (+2,2%). Le risorse per realizzarlo ammontano circa a 50-60 miliardi di euro (i risultati della simulazione sono su 50 miliardi) nel triennio, in parte aggiuntive e in parte sostitutive.

Da destinare principalmente ai programmi del piano "straordinario" di creazione "diretta" di posti di lavoro (circa 15-20 miliardi), al sostegno all'occupazione e agli ammortizzatori sociali (5-10 miliardi), ad un "nuovo" welfare (10-15 miliardi), ai progetti operativi (4-10 miliardi) ma anche alla "restituzione fiscale" (15-20 miliardi). Per recuperarle, il piano fa leva innanzitutto su una "riforma organica" del sistema fiscale, con una "maggiore progressività" delle imposte e l'adozione di una patrimoniale sulle grandi ricchezze, insieme ad un recupero "strutturale" dell'evasione: da qui possono arrivare, in termini di entrate, almeno 40 miliardi annui. Altri 20 miliardi di risparmi strutturali possono invece essere generati dalla riduzione dei costi della politica e degli sprechi e dalla "redistribuzione" della spesa pubblica. Insieme ad un utilizzo programmato delle risorse dei Fondi strutturali europei. Anche il riordino delle agevolazioni e dei trasferimenti alle imprese può consentire il recupero di almeno 10 miliardi. "Ambizione" del piano è "ridare senso al ruolo economico dello Stato" e perciò "centralità all'intervento pubblico" come "motore" dell'economia. Di qui anche la Cassa depositi e prestiti può diventare "uno dei soggetti essenziali per l'innovazione e la riorganizzazione del sistema Paese". Tra gli altri punti, green economy, ricerca e innovazione, territorio. Insomma un "piano di legislatura" per "una nuova politica industriale, sociale e ambientale, fondata su una nuova politica fiscale".

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