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Data: 25/01/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Catarra: sì, sono indagato ma sto aiutando il pm

Nel giorno del sit in per Teramo Lavoro risponde alle domande del Centro «Un dirigente mi ha elencato le irregolarità, le ho portate tutte in procura»

TERAMO E’ indagato ma non chiamatelo Ponzio Pilato. Il presidente della Provincia sa quello che fa e perché lo fa sulla vicenda (al veleno) di Teramo Lavoro. Ci svela, per esempio, che collabora con la procura. Alla vigilia del sit-in dei 110 precari che, oggi alle 10,30, stenderanno striscioni in via Milli, Valter Catarra rompe il silenzio. Si fa intervistare dal Centro rispondendo al telefonino da Bruxelles. E lì per un progetto della Provincia che hanno chiamato “Paride”: 18 milioni di euro che non hanno nulla a che vedere con Elena, Priamo, Menelao e Troia. Prima il taglio delle province. Poi le voci sugli arresti: per lei è un gennaio di pericoli scampati? «No, ma andiamo per ordine. Il taglio delle province, rinviato di un anno, crea grossi problemi. Soprattutto mi impedisce di realizzare ciò che ho programmato. Le Province non sono più credibili. Il taglio ha influito sui grandi progetti che riguardano il territorio ma anche su fatti meno grandi come Teramo Lavoro o gli interventi per scuole e viabilità. Ci hanno tolto tutti i soldi. Ma lei vuole sapere delle voci sugli arresti: tante chiacchiere, solo chiacchiere che però hanno avuto riflessi sul lavoro della Provincia. Chiarisco subito che il mio scopo era quello di mantenere i livelli occupazionali, d'accordo con i sindacati. Ho cercato solo di raggiungere questo obiettivo. Se ora mi dicono: fermati, c'è qualcosa di illegale, io mi fermerò. Ma prima debbono dirmelo». Perché, secondo lei, non c'è contraddizione tra la Provincia che manda a casa 110 precari di Teramo Lavoro e la stessa Provincia che emana bandi per assumere giovani? «Perché sono fatti distinti. Nel caso delle due assunzioni (che il Centro ha pubblicato ieri, ndr) si tratta di un progetto finanziato dal Dipartimento della presidenza del consiglio dei ministri rivolto ai giovani. Il dirigente ha fatto ciò che doveva fare: ha bandito il concorso che è stato giustamente pubblicizzato sul sito dell'ente. Ma, se vogliono, anche i lavoratori di Teramo Lavoro possono partecipare al concorso». Il manager Cretarola (Teramo Lavoro) e la dirigente Durante (Provincia): chi dei due getterebbe dalla torre, naturalmente in senso figurato? In altre parole, di chi farebbe a meno? «Di nessuno dei due, ma da entrambi mi attendo chiarimenti. Mi spiego meglio. Cretarola si presentò come un esperto, e di società come Teramo Lavoro ce ne sono molte in tutt'Italia. Sono certo che ora si trova in una situazione complicata, ma finché qualcuno non mi dirà che sono stati commessi dei reati io non lo butto dalla torre. Per quanto riguarda la Durante, non posso mandare via nessun dirigente. Mi lasci fare un'ultima considerazione: se ci sono stati errori e se questi saranno accertati, basterà decertificare le somme non dovute che però sono sicuramente minime rispetto al totale» Non entriamo in questo dedalo di ipotesi e soluzioni, torniamo ai 110 precari che oggi scendono in piazza. Cosa si sente di dire loro? «Gli ho sempre detto che non esisteva il posto sicuro in Provincia – come qualcuno, prima di me, aveva fatto credere loro, – e che avrei tentato di tutto per mantenere il servizio in vita. Ora dico loro di togliersi di torno gli avvoltoi e non mi riferisco ai sindacati». Un’ utima domanda: lei sa di essere indagato con Cretarola e altri due personaggi? «Certo che lo so visto che ho dovuto eleggere domicilio e trovarmi un avvocato. Ho anche chiesto subito di essere sentito, mi hanno risposto: non c'è capo d'imputazione, quando ci sarà la sentiremo. Ma un dirigente poco tempo fa mi ha detto: ci sono irregolarità penali su Teramo Lavoro e me le ha elencate. Che cosa ho fatto? Le ho prese e lo ho inviate in procura naturalmente con le risposte della società».

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