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Data: 29/01/2013
Testata giornalistica: Rassegna.it
Nuova manovra, scontro Cgil-Monti

Camusso replica al premier che ha ipotizzato una nuova manovra in primavera, a seconda di chi vincerà le elezioni: "Dica a che punto lascia i conti del Paese e non minacci gli elettori". E sui 30 miliardi per ridurre le tasse: perchè non li usa subito?

“Benché dimissionario, Mario Monti dovrebbe ricordarsi di essere il presidente del Consiglio, quindi dovrebbe rispondere su a che punto lascia i conti del Paese e non sostenere che la manovra ci può essere o no a seconda di chi vince anche perché appare un messaggio minaccioso agli elettori”. Sono le parole con cui Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ha replicato al premier Mario Monti che intervenendo a Omnibus su La7 aveva detto che la necessità o meno di una manovra correttiva in primavera dipenderà da chi vincerà le elezioni.

Un “messaggio minaccio”, secondo la Cgil, ma al tempo stesso poco chiaro. Dice ancora Camusso: “I conti sono in ordine o non sono in ordine? Delle due ci dovrebbe dire qual'è, visto che i conti non possono essere in ordine o in disordine in ragione del voto, che deve comunque essere libero”. Rispetto al suo programma, aggiunge il leader Cgil, “credo che sia il modello che abbiamo visto tante volte in questo Paese: abolirò questo, abolirò quell'altro, un milione di posti di lavoro... Salvo poi dimenticarsi cosa si è fatto fino al giorno prima e che cosa succederà un momento dopo”.

E' mistero anche sui 30 miliardi che, secondo Monti, sarebbero disponibili in due anni per abbattere la pressione fiscale. Se ci sono, si chiede Camusso, perchè non vengono investiti subito in politiche per uscire dalla crisi? “Questo Paese si sta esplicitamente impoverendo - conclude Camusso - una delle ragioni del suo impoverimento è la rassegnazione con cui si fa il blocco dei contratti pubblici, si è scelto da parte dei due precedenti governi di affrontare questa crisi con l'abbassamento del valore del lavoro e delle sue retribuzioni”. Secondo la leader della Cgil queste scelte sono esplicitate anche “con l'accordo sulla produttività, con l'atteggiamento del Governo che era quello che bisognava togliere protezione perché doveva esserci salario solo a fronte dell'aumento della produttività”.

Nella querelle entra anche il segretario del Pd, Pierluigi Bersani: “Oggi le tasse sono calate di 30 miliardi tra quello che hanno detto Berlusconi e il nuovo Monti”, si legge in un suo tweet. E sul scontro tra il premier e la Cgil, senza citarlo esplicitamente, aggiunge: “Al governo tocca indicare la strada, tenere la barra ma chi pensa che coesione e cambiamento sono ossimori è fuori come un balcone. Questo paese ha bisogno di spingersi tutto in avanti, se distingui tra buoni e cattivi non fai un piacere neanche agli industriali. Quando governi sono tutti figli tuoi, può succedere che l'accordo poi non lo trovi, ma con il confronto eviti di fare errori”.

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