PERUGIA - Non bastava l'annuncio del taglio di due milioni di chilometri di servizi bus che scatteranno a giugno, ora Umbria Mobilitą diventa pure un caso nazionale durante l'assemblea nazionale della Cgil. Durante un confronto sul sistema del tpl, infatti, un sindacalista umbro ha portato all'attenzione della platea il caso dell'azienda regionale. «La domanda di trasporto pubblico aumenta, ma invece di incentivarlo lo si penalizza, ridimensionando i servizi mediante asettici parametri economici e con continui tagli al settore, come l'ultimo di 300 milioni di euro». A dirlo č stato Francesco Cimmino, delegato Rsu di Umbria Mobilitą, parlando dal palco della Conferenza di programma della Cgil che si č svolta a Roma, portando all'attenzione generale la situazione degli autoferrotranvieri. «Sono ormai cinque anni - ha detto Cimmino - che 250mila lavoratori dei trasporti attendono la firma del contratto unico della mobilitą: un ritardo inaccettabile, dovuto allo scarico di responsabilitą da parte di aziende, Regioni e ministeri. Serve arrivare presto alla firma, investendo risorse, riorganizzando il comparto, frenando la tendenza alla frammentazione delle societą e favorendo invece l'accorpamento delle aziende». Poi l'obiettivo č stato spostato su UM. Cimmino ha anche reso noto ai partecipanti alla Conferenza la difficile situazione finanziaria della societą, entrata in una pesante crisi finanziaria a luglio e ancora in emergenza: «Una crisi - ha detto - dovuta a deficit strutturale per l'inadeguatezza dei corrispettivi chilometrici, all'aumento dei costi di esercizio, all'incremento dei tassi di interesse bancari, al ritardo nei pagamenti dei servizi da parte degli enti, ad alcune quote societarie posseduta dall'azienda fuori dall'ambito regionale, ma soprattutto alla mala gestione di manager e amministratori, con retribuzioni del tutto fuori controllo e la proliferazione di consulenze».