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Data: 31/01/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Disabili, metro inaccessibile l’Atac finisce in tribunale

Bus e metro continuano a essere spesso off limits per i disabili. Su 27 stazioni, 16 non sono accessibili a chi è costretto su una sedia a rotelle. Tutto ciò nonostante il 22 ottobre 2011 l’amministrazione comunale sia stata condannata dalla seconda sezione civile del Tribunale di Roma a installare piattaforme servo-scala nelle stazioni sprovviste di ascensore, ad oggi nulla è stato fatto. A fare ricorso ai giudici, il 10 febbraio 2011, sono stati i genitori di Arianna, 16 anni, affetta da un handicap motorio e vittima di discriminazioni: l’Atac era stata condannata a dotare di pedane le vetture delle linee oggetto del ricorso e Roma Capitale a installare piattaforme servo-scala nelle stazioni entro il termine di 12 mesi. Ma non è ancora stato fatto nulla.
La linea A della metropolitana continua a tenere chiuse le porte ai disabili. Su 27 stazioni, 16 non sono accessibili a chi è costretto su una sedia a rotelle. Nonostante il 22 ottobre 2011 l’amministrazione comunale sia stata condannata dalla seconda sezione civile del Tribunale di Roma a installare piattaforme servo-scala nelle stazioni sprovviste di ascensore, ad oggi nulla è stato fatto. A fare ricorso ai giudici, il 10 febbraio 2011, sono stati i genitori di Arianna, 16 anni, affetta da un handicap motorio e vittima di discriminazioni «perché – scrive il legale – le viene impedito di circolare con i mezzi pubblici, di uscire con i suoi amici e di integrarsi nella comunità». Durante il processo è stato provato che non tutte le vetture delle 7 linee di bus che transitano nei pressi della casa della ragazza al Tuscolano sono munite di pedane per diversamente abili.
IL GIUDICE
Allo stesso modo quasi due terzi delle fermate della linea A della metro sono sprovviste di ascensore o monta-scala. Il Tribunale ha accolto la tesi difensiva basandosi sulla legge 67 del 2006, che vieta qualsiasi comportamento possa porre il disabile in una condizione di emarginazione rispetto al contesto in cui vive. «L’esistenza di servizi alternativi al trasporto pubblico ordinario – spiega il giudice nella sentenza – esclude l’ipotesi della discriminazione diretta ma non quella indiretta. L’uso di mezzi dedicati non consente allo stesso modo di vivere la propria vita, esplicare la propria personalità e soddisfare i propri bisogni». Per queste ragioni l’Atac è stata condannata a dotare di pedane le vetture delle linee oggetto del ricorso e Roma Capitale a installare piattaforme servo-scala nelle stazioni entro il termine di 12 mesi. «Mi hanno solo preso in giro – lo sfogo di Alfonso Amoroso, padre e difensore di Arianna – A giugno ho scritto al Comune per chiedere quale fosse lo stato dei lavori, con diffida a rispettare la scadenza stabilita dal Tribunale. Un mese dopo l’ingegnere incaricato mi ha risposto che in 100 giorni sarebbe stato ultimato il servo-scala ad Anagnina, entro 130 giorni quelli di Lepanto e Ottaviano, entro 145 quelli delle stazioni Giulio Agricola e Colli Albani. Io al posto di chi non ha fatto i lavori mi sentirei in colpa».
IL RICORSO
Stanco di aspettare Amoroso ha presentato ricorso al Tar per chiedere la nomina di un commissario ad acta che garantisca lo svolgimento degli interventi. «Si parla sempre di costi alti e scarse risorse ma non si considera che rendere bus e metro accessibili consentirebbe di risparmiare sui servizi alternativi». Il 7 gennaio il sindaco ha firmato con l’assessore alla Mobilità e il presidente di Atac un protocollo con le associazioni dei disabili per rendere fruibile il servizio di trasporto pubblico. Con quali tempi però non è chiaro. «Atac e Roma capitale non hanno nemmeno pagato per il danno morale causato ad Arianna, quantificato dal giudice in 5 mila euro. Sono dei burloni, direbbe mia figlia».

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