Il segretario democrat domani a Firenze con Renzi:
mobilitiamo il popolo delle primarie, non ce n’è per nessuno
ROMA Bersani chiama Monti in Lombardia, ma il premier non risponde. O peggio: fa rispondere picche. Il leader del Pd fa questo ragionamento: secondo i sondaggi il candidato del centrosinistra, Ambrosoli, e quello del centrodestra, Maroni, sono lì lì, testa a testa, mentre il candidato di Monti, Albertini, non ha alcuna possibilità di spuntarla. Stando così le cose, Bersani chiede «una riflessione», si rivolge a Monti e lancia la sua offerta: «Se in Lombardia siamo testa a testa la dice lunga, questo dovrebbe far riflettere tutti. Vi chiamate “Lista civica”, hai visto mai che vogliate fare una riflessione “civica”? La partita è chiaro che è a due, o la spunta Maroni o la spunta Ambrosoli, non penso che possa farcela Albertini». Il leader del Pd non si spinge oltre la richiesta di «riflessione», non accenna neanche di sfuggita alla possibilità che il candidato montiano possa ritirarsi («io i voti li tolgo al centrodestra, non capisco l’appello di Bersani», la replica albertiniana). Dunque?
LA POSTA IN PALIO
L’obiettivo, molto probabilmente, è di bipolarizzare ulteriormente lo scontro in modo da convincere eventuali indecisi e fluttuanti che se non vogliono consegnare anche la Lombardia alla Lega (dopo Veneto e Piemonte) non hanno da fare altro che votare per Ambrosoli e centrosinistra. La partita è duplice, non c’è solo da decidere il dopo Formigoni alla regione, in Lombardia si decide anche gran parte del risultato delle elezioni nazionali, sicuramente per il Senato. La regione più popolosa d’Italia e che elegge il maggior numero di parlamentari è al centro della contesa e dell’attenzione di tutti i leader. Bersani punta al doppio bersaglio grosso: portare in regione dopo il ventennio formigoniano un esponente del centrosinistra, e ottenere un effetto trascinamento anche per i consensi al Senato. Una Lombardia che, con il premio, eleggesse più senatori di centrosinistra sarebbe una polizza per una maggioranza stabile a palazzo Madama. Ecco perché, non appena il leader democrat ha lanciato il suo appello, tutti gli interessati hanno replicato, ora polemici ora sferzanti. Per Angelino Alfano, il Pd «ha paura e prepara l’inciucio con Monti»; per Bobo Maroni, «il Pd chiede l’inciucio a Monti perché vuole mettere le mani sulle banche della Lombardia»; quanto ai centristi montiani, rispondono ovviamente che loro sono in campo per chiedere e ottenere consensi, fanno la loro partita, «non capiamo il senso delle parole di Bersani». Nell’immediato, scartato l’impossibile ritiro, l’unico effetto potrebbe essere un Albertini che attacca ancora di più il centrodestra e Maroni puntando a sottrarre loro voti in modo da “favorire” Ambrosoli, un po’ lo schema Puglia che portò a far vincere Vendola contro il candidato della destra.
LA CAMPAGNA
Bersani va oggi a Firenze per la prima inIziativa pubblica con Matteo Renzi. Aprirà il segretario cittadino, quindi parla il sindaco, conclude il segretario. L’obiettivo è presentare un partito unito con tutti i protagonisti che remano dalla stessa parte. «Se riusciamo a mobilitare il popolo delle primarie, non ce n’è per nessuno», assicura Bersani. L’intervento di Renzi si annuncia un attacco a Monti. Con il Professore è tornato a polemizzare anche Vendola. A Monti che aveva sostenuto «con Vendola al governo qualche problemino ci sarebbe», il governatore pugliese replica: «Monti punta all’ingovernabilità e alla palude, ma io nella palude non intendo nuotare». Nichi il rosso anticipa l’eventuale scenario che si aprirebbe con un risultato di pareggio o comunque non chiaro al Senato: «Se la vittoria dei progressisti risultasse dimezzata, ci si presenterà alle Camere con il programma Pd-Sel e si verificherà l’esistenza di una maggioranza».