«Odiava la democrazia chi fece le leggi razziali»
31-01-2013
Il Cav chiude la polemica su Mussolini E rilancia: «Taglio Irap, aiuti alle famiglie»
Paolo Zappitelli
p.zappitelli@iltempo.it
Una risposta che spazza via tutte le polemiche sulla sua frase su Mussolini e una battuta sull’acquisto di Mario Balotelli in chiave anti-Monti. Silvio Berlusconi ha debuttato ieri sera nella tana del «nemico», il Tg3 diretto da Bianca Berlinguer. E alla domanda sulla frase che ha scatenato un putiferio di critiche il Cavaliere ha risposto troncando qualsiasi altra possibilità di polemica: «Che io abbia del fascismo una buona opinione è smentito da tanti anni di mie prese di contatto e io sono considerato da Israele il più amico tra tutti gli europei. Le leggi razziali certamente nascono da qualcuno che non voleva avere nulla a che fare con la democrazia». Berlusconi se la cava invece con un sorriso quando la giornalista gli chiede se l’acquisto dell’ex calciatore del Manchester City e nazionale italiano sia una «mossa» tutta giocata in chiave di elezioni: «Non è stato un investimento assolutamente da campagna elettorale, è stato un investimento voluto dalla parte tecnica della società. E poi l'unica cosa di positivo che ho pensato è questa: Balotelli ha segnato due gol e ha fatto piangere i tedeschi, invece l'altro Mario, Monti, ha segnato l'Imu e il redditometro e ha fatto piangere gli italiani». Ma il Cavaliere sta preparando anche il nuovo «contratto con gli italiani» nel quale dovrebbe essere contenuta una novità che riguarda l’economia. Una «bomba» secondo il Cavaliere, capace di replicare l’effetto dell’annuncio del 2006 dell’abolizione dell’Imu sulla prima casa. Per il momento l’ex premier ha ribadito quello che farà per aiutare famiglie e aziende: l’introduzione del quoziente familiare e taglio dell’Irap. «La scienza della organizzazione – ha spiegato in un’intervista all’Agenzia televisiva Vista – dice che se in un gruppo o in un'azienda si entra per riorganizzare, dopo dieci anni in cui non c’è stato nessun fermento riorganizzativo, si riesce ad arrivare ad una riorganizzazione dei costi intorno al 30 per cento con un aumento della produzione». «Noi – ha proseguito – non pensiamo di arrivare a tanto, pensiamo però di arrivare come possibilità concreta a un dieci per cento nel giro di cinque anni. Partendo subito dal primo anno, quindi con un punto di pressione fiscale in meno all'anno, sono 16 miliardi di costo in meno per lo stato. Che poi potremo utilizzare in questo modo: otto miliardi per la riduzione del debito e quattro miliardi per le imprese, andando progressivamente all'eliminazione di quella tassa che è la più odiosa, l’Irap, perché la pagano anche le società che non fanno utili e perché va sul costo del lavoro e dei prestiti finanziari. Infine quattro miliardi per dare l'avvio al quoziente familiare». Altro punto su cui Berlusconi insiste è la riforma della giustizia, quella che, ha ripetuto ancora, Fini e Casini gli hanno impedito di portare a termine. «Se un cittadino è accusato di aver commesso un reato, viene sottoposto a processo, viene trovato innocente e assolto non deve più essere richiamato nel girone infernale dei processi né di appello né di Cassazione perché questo rovinerebbe la vita a lui e alla sua famiglia. È una cosa indegna di un Paese civile, in tutti Paesi succede che non si possa più essere richiamati a processo per uno stesso reato». E nel mirino finiscono ancora una volta i magistrati. «Oggi c'è troppa libertà per i pubblici ministeri di privare i cittadini della loro libertà – è l’attacco finale – Anche per una truffa a un Ente si possono mandare in carcere delle persone prima della condanna, e nei carceri sovraffollati si privano le persone non solo della libertà ma anche della dignità».