Napoli resta a piedi. Per tutta la mattinata di ieri il capoluogo campano è rimasto senza trasporto pubblico. Solo che stavolta non si è trattato di uno sciopero a sorpresa, di quelli a cui i partenopei si sono malvolentieri abituati, ma dell’improvvisa mancanza di gasolio per i mezzi dell’Azienda Napoletana di Mobilità. Così dei 300 bus a disposizione ne sono circolati fino alle 15 solo una trentina, con la città nel caos e la polemica che, inevitabilmente, si sposta sul piano politico. Nel mirino Luigi De Magistris. Che in realtà vanta, oltre a un alibi di ferro non essendo la gestione del trasporto pubblico di competenza del Comune, anche un illustre difensore: il governatore della Campania del Pdl Stefano Caldoro. Colui che, a causa dei tagli del governo, ha ridotto i fondi per il settore del 23% e che ieri spiegava su Twitter che «dare colpa al sindaco è ipocrisia. La crisi è da prima, oggi solo tagli». E però De Magistris le critiche le ha ricevute lo stesso. Non solo dal centrodestra. Ma anche dal Pd. Che, dopo averlo appoggiato obtorto collo al ballottaggio contro Lettieri, si è trovato il sindaco schierato con Ingroia alle Politiche. E così i Democratici non si sono fatti scappare l’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Dopo aver messo nel mirino l’assessore regionale ai Trasporti, infatti, il Pd locale ha parlato di «totale disinteresse dell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco De Magistris, proprietaria dell’Azienda Napoletana Mobilità». Alcune responsabilità sono state ammesse indirettamente dallo stesso ex magistrato in una lunga nota postata su Facebook per tentare di discolparsi. De Magistris, infatti, ha spiegato di essere stato informato della situazione «solo nella tarda serata di ieri (martedì, ndr)». Possibile che il sindaco non fosse a conoscenza da tempo delle gravissime difficoltà dell’azienda di proprietà del Comune? Possibile che non sapesse che un fornitore di gasolio, in credito di oltre un milione di euro, avesse minacciato da settimane di chiudere i rubinetti? Possibile. Specie se quel sindaco è ormai più interessato a quanto accade nella politica nazionale che all’amministrazione locale. De Magistris, peraltro, non ne ha mai fatto mistero. Dopo i primi mesi di governo, contraddistinti da alcune proposte folkloristiche come l’istituzione di un quartiere a luci rosse, il sindaco si è dedicato anima e corpo al lancio della lista di Ingroia. «Io e alcuni assessori siamo totalmente impegnati nella stesura del manifesto», ammise a La Zanzara. Assessori che, in alcuni casi, sono stati addirittura lanciati nella battaglia per le Politiche. Come Lucarelli (ex Beni Comuni) e D’Angelo (ex Politiche sociali), candidati da Ingroia e dimessisi dalla Giunta. Giusto per far capire come nell’elenco delle priorità l’amministrazione di Napoli non sia al primissimo posto. Gli stessi napoletani sembrano essersene accorti e, con l’innata capacità di arrangiarsi tipica del sud, si sono regolati di conseguenza. Alcuni abitanti del quartiere Pianura si sono autotassati per far coprire le buche nelle strade della zona. «Non potevamo aspettare ancora il Comune», hanno denunciato proprio ieri. E persino un ex sostenitore come Roberto Saviano ora non fa sconti. L’autore di Gomorra dopo aver rivolto delle critiche a De Magistris si era sentito rispondere un piccatissimo «Fatti venire un’idea per Napoli». Ieri si è preso la sua rivincita: «Una bellissima stazione dove non passano i treni - ha scritto su Twitter - questa è Napoli».