ROMA Meno male che ogni tanto ci sono le elezioni. Oltre ad essere naturalmente la massima espressione di un sistema democratico a volte, e soprattutto a ridosso del voto, riescono anche a fare miracoli. È il caso dell’ennesima vicenda legata all’applicazione della riforma delle pensioni targata Fornero. Una nota annuncia: «Il ministro Elsa Fornero ha dato il proprio via libera a una circolare dell’Inps che chiarisce il quadro circa il mantenimento del diritto di alcune decine di migliaia di lavoratori ad accedere alla pensione di vecchiaia con i requisiti contributivi di 15 anni previsti dalla cosiddetta ”riforma Amato” del 1992».
ALLARME FINITO
È una questione che riguarda circa 65.000 ex lavoratori, per lo più donne. Bene, nessun panico: quel diritto resta, i 15 anni di contributi sono sufficienti, è il requisito anagrafico che deve essere adeguato alle nuove tabelle. Per cui, ad esempio, le donne lavoratrici del settore privato, per avere la pensione quest’anno devono aver compiuto 62 anni e tre mesi. L’anno prossimo bisognerà aver compiuto 62 anni e 9 mesi. E così via. Eppure negli ultimi 10 mesi il panico era più che giustificato. Non sono pochi, infatti, i lavoratori che in questo lasso di tempo si sono visti rifiutare la domanda da parte dell’Inps. Su indicazioni ministeriali infatti l’ente, nel marzo 2012, emana la circolare numero 35, che spiega per filo e per segno le nuove regole in base alla riforma Fornero. E dice che servono 20 anni di contributi, senza esentare chi aveva acquisito il diritto ai tempi della riforma Amato del ’92 (articolo 2, comma 3, del decreto legislativo n.3 del 30 dicembre 1992). Si tratta per lo più di persone che da tempo hanno smesso di lavorare, magari per dedicarsi alla famiglia, pensando che comunque, una volta raggiunto il requisito anagrafico, avrebbero intascato la loro pensioncina.
Poi la sorpresa: non è più così, servono cinque anni di contributi in più. Se non li hai perdi tutto. I contributi al di sotto della soglia minima di 20 anni diventano tecnicamente «silenti». Ovvero, non generano pensione. Adesso, invece, dovrebbe tornare tutto come prima. Almeno in base a quanto recita il comunicato del Ministero del Lavoro, dato che la nuova circolare Inps che sancisce la marcia indietro ancora non è nota. Resta da capire come dovrà comportarsi chi in questi 10 mesi si è visto respingere la domanda. È altamente probabile, comunque, che dovrà ripresentarla con la richiesta degli arretrati. Intanto Elsa Fornero commenta: «Dopo aver salvaguardato 140 mila lavoratori, aver sciolto il nodo delle ricongiunzioni onerose sono soddisfatta di poter risolvere un problema che riguarda circa 65mila persone, la maggior parte donne». Bisogna riconoscere: stavolta è stata più lesta. Miracoli delle elezioni, appunto.