Il manager di Teramo Lavoro sotto torchio per due ore: io, calunniato da chi mi accusa. Ma oggi esce di scena
TERAMO Un fiume in piena. Venanzio Cretarola, l’amministratore di Teramo lavoro, per due ore risponde alle domande del gip Giovanni de Rensis elencando, con un rigore quasi matematico, i perchè della sua innocenza. E sceglie l’interrogatorio di garanzia per annunciare le sue dimissioni dalla società in house della Provincia. «Non per l’inchiesta», spiega ai cronisti, «ma solo perchè la società ormai è chiusa, senza attività per i noti problemi (i 110 lavoratori dal 1° gennaio sono a spasso ndr)». Dopo il divieto di dimora disposto dal giudice e il sequestro di 53mila euro sul suo conto (secondo la procura li avrebbe percepito indebitamente in relazione alla sua autoassunzione), Cretarola (assistito dal suo legale Cataldo Mariano) parla «perchè non ho nulla da nascondere e perchè queste accuse mi indignano sul piano personale e sul piano professionale». Il pm Stefano Giovagnoni gli contesta la truffa e l’abuso nell’inchiesta in cui è indagato, in concorso, anche il presidente della giunta provinciale Valter Catarra e il responsabile del personale di Teramo Lavoro Salvatore Lagatta. L’inchiesta verte sull’uso del fondo sociale europeo (Fse) da parte della società e, in particolare, sulla nomina di Cretarola a coordinatore del progetto nella società. Una nomina che, secondo la procura, sarebbe avvenuta con modalità irregolari, senza una selezione pubblica. «Per i quattro mesi di vita della società non ho preso denaro per dare priorità ai dipendenti», dice Cretarola, «l'ho fatto ancora nell'ultimo anno e mezzo. Sono sempre stato presente. Quello che dicono le due dirigenti della Provincia è smentito dalle carte che ha lo stesso pm: ero tutti i giorni a Teramo ed è testimoniato anche dai giornalisti che mi hanno visto sempre negli uffici della società, ho viaggiato ogni giorno da Roma e lo dimostrano i passaggi del telepass che sono pronto ad esibire». E ancora: «Io ho portato avanti la baracca, ho contribuito a salvare tante volte i lavoratori della società sempre nel rispetto delle regole. Non c’è stata nessuna irregolarità nell’autoassunzione perchè le norme lo prevedono e io rispetto sempre le norme. I soldi, sia i 42mila euro sia gli 11 mila euro, sono da ricomprendere nella mia indennità. Sono molto indignato per essere stato accusato di aver percepito indebitamente del denaro se si pensa che ho rinunciato all'indennità di carica». Spetta all’avvocato entrare nel dettaglio delle contestazioni ma anche delle misure cautelari. «Premettendo che le contestazioni nei confronti di Catarra e Lagatta sono ancora più inconsistenti di quelle mosse all'amministratore», dice Mariano, «non si capisce perchè le misure sono state chieste ed adottate soltanto nei confronti di Cretarola, quando è tacito che nel caso di sequestro per equivalente possono essere chiamati a risponderne anche i correi. Cretarola è, ed è stato, vittima di una campagna mediatica di due dirigenti della Provincia le cui dichiarazioni non hanno trovato riscontro alcuno nelle carte dell'inchiesta». Al termine dell’interrogatorio il gip ha concesso, su richiesta, una deroga al divieto di dimora a Teramo per consentire a Cretarola di poter incontrare senza limiti di tempo il legale. La richiesta di revoca della misura molto probabilmente arriverà dopo l’ufficializzazione delle dimissioni. «Sono convinto che il pm», chiude il legale, «conoscendone la serietà e la sensiblità professionale, possa convincersi, all'esito di questo interrogatorio, della bontà di una richiesta di archiviazione».
Il centrosinistra a Catarra: «Ora fatti da parte anche tu»
TERAMO Via non solo Cretarola ma anche un passo indietro di Catarra dalla Teramo Lavoro per far ripartire la società di servizi. E’ l'ordine del giorno presentato ieri dal capigruppo provinciale del Pd Renzo Di Sabatino e che potrebbe essere discusso già nell'assise di lunedì. «Integrale sostituzione della dirigenza», chiede la minoranza di centrosinistra (Di Sabatino, Robert Verrocchio, Enzo Frattari, Rosanna Di Liberatore, Ernino D'Agostino, Pierangelo Pulcini, Ugo Nori , Mauro Sacco, Riccardo Mercante e Giuseppe Di Febo), dopo la bufera giudiziaria che ha colpito il vertice della società ed il presidente della Provincia. Non solo. «Pur non entrando nel merito dei provvedimenti cautelari in corso che competono ad altri», si legge nell'ordine del giorno depositato a via Milli, «le ipotesi di reato per i quali l'Autorità Giudiziaria sta procedendo sono di assoluta gravità ed imporrebbero, ove confermati da un rinvio a giudizio, le immediate dimissioni del presidente della Provincia». Oltre alla sostituzione di Cretarola, e all'affidamento della dirigenza della società ad un dirigente e a due funzionari tutti interni, la minoranza chiede anche che Catarra eviti di partecipare in qualità di socio alle decisioni della Teramo Lavoro e di affidare eventualmente il compito all'assessore al Lavoro, Eva Guardiani. Il centrosinistra chiede inoltre che siano risolti al più presto i problemi burocratici legati al riaffidamento dei servizi alla Teramo Lavoro e che si convochi al più presto un tavolo con le parti sociali affinché entrò il 30 giugno si trovi una soluzione per l'occupazione dei 110 dipendenti e per la ripresa dei servizi. «Catarra faccia fare un passo indietro a Cretarola», ha dichiarato il segretario provinciale del Pd Verrocchio, prima di sapere dell’anuncio del manager, «È difficile spiegarsi il perché di questa difesa ad oltranza sia da parte del presidente che da parte di tutto il centrodestra».