Le società di trasporto pubblico locale in Sicilia sono al collasso, pressate dai fornitori e dagli stessi dipendenti, che a migliaia fanno i conti con ritardi nell'accredito degli stipendi e con mezzi sempre più malandati. Il capitolo del bilancio regionale ha subito un taglio di un ulteriore 20 per cento. L'Azienda siciliana trasporti, che garantisce i collegamenti tra tantissimi comuni dell'Isola, è sull'orlo del fallimento. Pochi giorni fa il direttore generale ha inviato una lettera al socio unico, ossia la Regione, in cui si informa che, se non verranno corrisposti all'Ast gli oltre 48 milioni vantati, «non potrà essere garantito il servizio di trasporto pubblico locale». Non va molto meglio nei comuni capoluogo. L'ultimo presidente dell'azienda di trasporto urbano di Palermo ha annunciato di avere azzerato il deficit del 2011 e di aver ridotto di 44 milioni di euro i debiti con banche e fornitori. L'Amat attende dal Comune 100 milioni, e ha dovuto ridurre i chilometri che percorre ogni anno da 21 milioni a 16 milioni. Situazioni asfittiche che hanno portato spesso i lavoratori in strada a protestare. Il 15 gennaio scorso, per esempio, i 600 dipendenti dell'Atm di Messina hanno fermato bus e tram per chiedere l'accreditamento degli stipendi degli ultimi mesi. È appena riuscito a tamponare le emergenze (stipendi, tredicesime) l'Amt di Catania, ma resta lo scoglio dei fornitori, che dovrebbero essere soddisfatti con i 13 milioni che la Regione deve per la seconda metà del 2012.