Pier Luigi Bersani ha ormai perduto la sicurezza orgogliosa che lo aveva spinto nelle scorse settimane a paragonarsi ad una lepre. L’unica lepre di una campagna elettorale che di incerto, secondo il segretario del Pd, aveva solo l’ordine nel quale tutti gli inseguitori avrebbero alla fine rinunciato al sogno di raggiungerla. La lepre invece mostra segni visibili di stanchezza. E anche di paura. Anzi, di panico. Il panico addirittura di una sconfitta anche alla Camera, e non solo di una vittoria dimezzata, quale sarebbe quella conseguita a Montecitorio, grazie al generoso premio di maggioranza assicurato in una soluzione unica, ma non al Senato. Dove i premi di maggioranza sono distribuiti regione per regione e possono, per la loro diversità, far saltare qualsiasi banco. È un inconveniente, questo di Palazzo Madama con il cosiddetto centrosinistra senza i numeri per la fiducia ad un governo Bersani, al quale sino all’altro ieri, in una intervista politicamente sfrontata all’Unità, la presidentessa Rosy Bindi si illudeva che il Pd, forte del 55 per cento dei seggi della Camera conquistato con il solo 35 per cento dei voti, quanti gliene attribuivano i sondaggi, potesse sottrarsi rivendicando nuove elezioni anticipate solo per il Senato. Presumibilmente con questa stessa legge elettorale, vista la impossibilità di cambiarla per la mancanza materiale di una maggioranza. In realtà, è tutto il Parlamento eletto fra meno di un mese a rischiare di essere sciolto. E di portarsi appresso nella rovina il fragilissimo castello di sabbia costruito troppo frettolosamente da Bersani con Vendola. Che, con tutto quello che sta accadendo dentro e intorno a questo castello, con Bersani inseguito da troppi avversari, troppi problemi, troppi sondaggi in discesa e troppi incidenti, per non dire di più pensando a quel vaso di Pandora che potrebbe rivelarsi per il suo partito e, più in generale, per la sinistra il brutto affare del Monte dei Paschi di Siena, non trova di meglio, ma soprattutto di più urgente da proporsi e proporre che di «sposare» il proprio compagno. Lo ha ribadito ieri. Roba da farsi «sbranare» pure lui da un Bersani che non sa più con chi prendersela, e chi altro minacciare, visto che non gliene va più bene una in questa dannatissima campagna elettorale.