PESCARA È la prima candidata abruzzese, in posizione eleggibile, nella lista per il Senato. Prima di lei, infatti, figurano il capolista nazionale, Silvio Berlusconi e Gaetano Quagliariello. La sulmonese Paola Pelino sceglie Pescara per aprire la sua campagna elettorale. Una mossa per nulla casuale, tesa a riaffermare l'attenzione che i futuri parlamentari del Pdl, tra i quali non compare neanche un pescarese, riserveranno al comprensorio adriatico. «Sono affezionata a questa città, dove ho preso casa da tanti anni - dice Pelino -. Per me è sempre stata un punto di riferimento. Ad ogni modo - prosegue la deputata uscente - non sono necessarie particolari misure a garanzia del nostro impegno per questo territorio, perché in Parlamento abbiamo già dimostrato di saper fare sinergie, lavorando nell'interesse dell'intera regione». Il partito, però, tanto a Pescara quanto all'Aquila, appare dilaniato. E il rischio di disperdere importanti bacini di voti tende a farsi sempre più concreto. In tanti, in riva all'Adriatico, al Senato sosterranno Rialzati Abruzzo, la lista presentata da Carlo Masci, alternativa alla coalizione di centrodestra. Nell'area degli ex-An, invece, molti sembrano intenzionati ad appoggiare Fratelli d'Italia o La Destra. Necessario, dunque, rimettere insieme i cocci. Ci prova Paola Pelino, che nel Palazzo della Provincia di Pescara ha voluto comporre un'ideale foto di famiglia del Pdl abruzzese, seppur ristretta al sindaco e al presidente della Provincia di Pescara, Luigi Albore Mascia e Guerino Testa, e al presidente della Regione, Gianni Chiodi «Mi dispiace che l'amico Carlo Masci abbia scelto di correre da solo e spero anche che Nazario Pagano possa recepire il messaggio di unità che lanciamo - mette in rilievo Pelino -. Oggi, però, ad essere in corsa sono essenzialmente due grandi partiti, il Pdl e il Pd, ed è importante non disperdere voti». L'aspirante senatrice ne ha anche per Riccardo Chiavaroli, che alcuni giorni fa aveva invitato Berlusconi a scegliere l'Abruzzo come seggio per la sua elezione. Un chiaro sgambetto alla Pelino, che qualora l'appello venisse raccolto, avrebbe ottime possibilità di restare a casa. «Berlusconi desidera avere persone fidate accanto a sé, ha pubblicamente espresso stima nei miei confronti ed è lieto della mia candidatura - ribatte la parlamentare di Sulmona -. L'invito di Chiavaroli rappresenta soltanto una provocazione di basso livello». Il fuoco incrociato, all'interno del Pdl abruzzese, monopolizza inevitabilmente l'attenzione. Viene tirato in ballo anche il presidente Chiodi. Diversi esponenti del Pdl abruzzese, nei giorni scorsi, lo hanno accusato di non aver puntato i piedi contro l'esclusione di Pescara, a differenza di quanto fatto dopo la prima stesura delle liste. «Nella prima ipotesi fatta circolare da Roma venivano lasciate scoperte tre province su quattro - ribatte il presidente della Regione -. Dopo aver espresso il mio forte dissenso, le liste sono state modificate. Non ho potuto fare altrettanto per Pescara - sottolinea Chiodi - per il semplice fatto che non c'erano i tempi tecnici, dal momento che le liste della nostra regione sono state consegnate sul filo di lana». Il clima nella sala si surriscalda. La Pelino è in imbarazzo. Irrompe anche Raffaele Delfino, storico esponente della destra pescarese, che negli ultimi tempi, nella veste di consigliere e suggeritore, partecipa ad ogni iniziativa del partito. «Diciamo tutta la verità - alza la voce Delfino -. Se Pescara è rimasta a bocca asciutta è solamente perché si è divisa in mille pezzi».